Legata al collo e trascinata con un’auto per chissà quanta strada prima di essere abbandonata a morire in un canale di scolo. Protagonista della vicenda, per fortuna a lieto fine, è una femmina di pastore maremmano, ritrovata in fin di vita nei pressi di Sigonella. Una storia di violenza che in Italia si configura come reato, con una pena che va dai tre ai diciotto mesi di reclusione o con una multa da cinquemila a 30mila euro.
«Abbiamo ricevuto la segnalazione da due signore che ogni giorno portano da mangiare ai cani di quella zona – racconta a MeridioNews Paola Freni, responsabile di Casa Speranza, un rifugio che si occupa dei gatti disabili o incidentati – Non vedevano la cagna da tre giorni, poi l’hanno trovata nel canale. Non ricevendo risposta dal servizio veterinario, siamo andati noi a prenderla».
Dapprima l’animale si è dimostrato aggressivo, ma il dolore era troppo forte, non riusciva a muoversi. «Per prenderla abbiamo dovuto usare quello che avevamo in auto, dei tappetini per bambini – continua Freni – L’abbiamo avvolta e fatta scivolare dentro il mezzo, per poi portarla dal nostro veterinario. Era stata legata al collo con una di quelle funi che si utilizzano per legare i carichi sui camion, ma non era un cappio, era un normale nodo, segno che si fidava di chi l’ha legata e si è fatta avvicinare. Dopo le analisi in clinica si è scoperto che ha l’attaccatura tra il piede e la zampa anteriore sinistra spezzata e frastagliata e la zampa posteriore destra con una probabile frattura dell’anca, ma non è stato possibile fare una radiografia perché urlava dal dolore. Riproveranno domani».
Non è il primo caso di crudeltà gratuita verso un animale di cui Casa Speranza è costretta a occuparsi, ma i volontari non si erano mai trovati di fronte a una situazione del genere. «Speravo di non vedere mai una cosa così, ma non c’è limite al peggio – dice ancora Freni – Noi siamo una piccola struttura per animali disabili e incidentati, siamo partiti accogliendoli a casa, poi ci siamo allargati e adesso abbiamo una degenza per i malati e un’area per i gatti guariti. Cerchiamo di curarli e dare loro una nuova vita. Anche la maremmana verrà accolta da noi. Avevamo già in programma di costruire un’area cani, adesso dovremo farla alla velocità della luce e, se si riprenderà, cercheremo una famiglia anche per lei». Prima però la cagna, che una volta rassicurata ha perso ogni aggressività, dimostrandosi docile e affettuosa, dovrà subire due interventi chirurgici piuttosto delicati. Oltre alle cure, sarà sottoposta a toelettatura per rimuovere l’argilla che si è incrostata tra il pelo bianco.
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