Canapa, la grande scommessa per risanare Taranto. Ma anche la Sicilia

QUESTA COLTURA PUO’ SVOLGERE UN RUOLO IMPORTANTE PER ‘RIPULIRE’ I TERRENI INQUINATI DALLA CHIMICA ‘PESANTE’. LA RICERCA HA PROVATO CHE ASSORBE I METALLI PESANTI. CI STANNO PROVANDO IN VENETO, IN CAMPANIA E IN PUGLIA. E NELLA NOSTRA ISOLA? PERCHE’ NON SPERIMENTARLA NELLE AREE INDUSTRIALI DI MILAZZO, A GELA E NELL’AREA INDUSTRIALE DI SIRACUSA?

E’ di grande interesse la notizia diffusa da La Voce di Manduria, una emittente dell’omonimo Comune pugliese, in provincia di Taranto, riguardante l’utilizzo della coltivazione della canapa per il risanamento dei territori inquinati da metalli pesanti a causa di insediamenti industriali. tema che interessa molto Taranto e il suo comprensorio, luoghi bellissimi massacrati dallo stabilimento Ilva (ex Italsider).
La sperimentazione della canapa è stata preceduta dall’analisi dei terreni da parte di una società di ricerche che ha studiato, mediante il metodo Lidar, i suoli, utilizzando degli elicotteri appositamente attrezzati di scandagli-laser ed ha riscontrato la presenza di metalli pesanti e le relative emissioni radioattive.

La pianta della canapa, in particolare quella della varietà francese “Futura 75” è quella più idonea alla fitorimediazione, cioè al reimpiego. Queste piante hanno la proprietà di assorbire le sostanze inquinanti: sostanza che, successivamente a questo processo fisiologico, assumono le caratteristiche di materiale impiegabile nell’edilizia o in altre produzioni manifatturiere. Infatti dalla canapa impiegata nell’operazione di risanamento del territorio agricolo si può ricavare la calcecanapa per l’impiego nelle costruzioni o utilizzare le fibre e il canapulo che si ottiene da questo processo per l’uso nelle produzioni manifatturiere.
Questo procedimento è il frutto delle ricerche delle biotecnologie a basso impatto ambientale. E’ un metodo di recupero ambientale più economico rispetto a quello tradizionale ed ha trovato già occasione d’impiego nelle area di Chernobyl fin dal 1993 ed in Polonia nelle zone inquinate dai residui delle lavorazioni metallurgiche fino dal 1994. In Italia è stato impiegato in Campania, a Cerano, in Puglia, nell’area dell’ex centrale termoelettrica e a Porto Marghera, in Veneto.

Fin qui le notizie che riguardano questo procedimento innovativo per il risanamento ambientale dei terreni agricoli inquinati. Gli approfondimenti riguardano aspetti scientifici che non interessano queste note. Queste ci riguardano molto da vicino per il fatto abbastanza notorio che la Sicilia è stata ritenuta una specie di cloaca dove la grande industria della raffinazione degli idrocarburi lascia tutte le scorie dei suoi processi di lavorazione, non paga nemmeno alla nostra Regione le imposte sulla ricchezza prodotta (come prevede l’articolo 37 dello Statuto della nostra Regione) e porta i profitti altrove, mentre a noi resta l’inquinamento.
Vaste aree agricole della parte orientale dell’Isola (Milazzo, Priolo, Melilli e, in generale, l’area industriale di Siracusa) e della parte meridionale (Gela) hanno i loro retroterra impregnati dall’inquinamento da residui di idrocarburi. Ampie zone della nostra Isola dove l’agricoltura è sparita ed è problematico prevederne il recupero allo scopo di coltivazioni di prodotti per l’alimentazione. Nella Piana di Gela, in particolare, l’attività agricola è in buona parte scomparsa e il territorio è desertificato.

Figurarsi che nel mondo questo metodo è già in uso dal 1993. Cioè da oltre 20 anni. Alcuni dei Paesi che negli anni passati potevano considerarsi in via di sviluppo hanno puntato sulla canapa, anche per motivazioni ecologiche. Più recentemente questa coltura è stata lanciata anche nel nostro Paese: in Veneto, in Campania ed in Puglia. In Sicilia la possibilità di sperimentarla non è stata nemmeno presa in considerazione, a parte l’idea di qualche studioso.

C’è da chiedersi, ma di cosa si occupa l’assessorato regionale alle Risorse agricole ed alimentari? Se ne può trarre il convincimento che, impegnato com’è a distribuire i fondi del Piano di sviluppo rurale ad amici & parenti è difficile che trovi il tempo di dedicarsi all’impiego delle nuove tecnologie per il risanamento ambientale.
Da noi, al massimo, ogni tanto si scopre qualche piantagione di Cannabis…

 


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