Campagne elettorali mediatiche

Quasi 25 anni fa Enrico Berlinguer, allora segretario del PCI, in un’intervista concessa ad Eugenio Scalfari e pubblicata su “La Repubblica” del 28 luglio 1981, dichiarava: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei programmi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune”. E ancora: “Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione: e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo…”

Ho riportato due stralci dell’intervista, che può essere letta per intero a questo link: http://www.ilbolerodiravel.org/vetriolo/berlinguer-interviste.pdf , quale punto di partenza per una riflessione sull’attuale periodo di campagne elettorali.

Raramente negli ultimi anni vi è stata una tale concentrazione di eventi che dovrebbero rappresentare l’essenza di una moderna democrazia, l’occasione per i cittadini di esprimersi su chi ha governato e su chi si propone per farlo, ma è anche vero che mai come in questo periodo ho percepito in maniera così forte e netta il distacco tra noi cittadini e i nostri rappresentanti attuali e potenziali.

La modalità di conduzione delle campagne elettorali che si stanno svolgendo in queste settimane sono, a mio avviso, la conseguenza di quella degenerazione della politica così ben espressa nelle parole di Enrico Berlinguer.
È nella natura delle cose che le “macchine di potere” possono sopravvivere e prosperare soltanto a condizione che vengano limitate il più possibile le occasioni per un reale confronto tra classe politica e cittadini, comprimendo nel modo più deciso la partecipazione attiva di questi al dibattito politico.

Un uso dei media funzionale allo scopo di rendere virtuale il dibattito politico, ha fatto sì che prevalesse l’immagine, lo slogan, sulla concretezza e la sostanza delle proposte. I candidati s’ingegnano, per catturare l’attenzione del potenziale elettore, mettendo in atto stratagemmi mediatici ripresi pari pari da campagne pubblicitarie immaginate dai guru del marketing per la vendita di merendine e altri prodotti di largo consumo.

Così può capitare di imbattersi in slogan ridicoli come quelli di tale Emanuele Francalanza che, proponendosi in quota Forza Italia per una “poltrona” al Consiglio Circoscrizionale di Ragusa Centro, così recita: “Anche le donne in gravidanza… votano Francalanza” http://hablandoconmigo.blogspot.com/2006/05/politica-il-ridicolo-1.html. E poi: “Lo sai che si ricandida Francalanza… quel grosso concentrato di eleganza?” http://hablandoconmigo.blogspot.com/2006/05/politica-il-ridicolo-2.html. Oppure ci possiamo ritrovare tra le mani un volantino predisposto dall’On.le Carmelo Incardona, deputato uscente all’A.R.S., nonché presidente della Commissione Regionale Antimafia, nel quale il “nostro” è ritratto in prima fila con un gruppo di oltre un centinaio di sostenitori sistemati su una scalinata, al di sotto del quale campeggia lo slogan “Per noi e per Voi…” che la dice lunga sul modo di intendere la carica elettiva da parte dell’On.le Incardona. L’inquietante messaggio non è altro che un invito ad entrare nel “gruppo” http://hablandoconmigo.blogspot.com/2006/05/politica-messaggio-inquietante.html.

Ho citato due casi che mi hanno colpito particolarmente e che hanno stimolato in me queste riflessioni. Il tempo in cui il luogo del dibattito politico non era lo studio televisivo di Bruno Vespa (o di altri cloni similari), ma erano i luoghi di aggregazione come le assemblee cittadine, le piazze, le fabbriche, luoghi nei quali l’uomo politico si trovava faccia a faccia con i propri elettori ed ai quali parlava direttamente guardandoli negli occhi, non dentro l’obiettivo di una telecamera, appartiene ad un passato irrimediabilmente remoto. Per non parlare della possibilità degli elettori di scegliere i propri rappresentanti frustrata da una legge elettorale definita “porcata” dal suo stesso firmatario. Si chiede in pratica all’elettore di votare il candidato mediaticamente più accattivante, non quello che dimostra la reale capacità di risolvere i problemi della collettività.

Tutto questo mi porta a domandarmi con preoccupazione se nel nostro Paese sia ancora possibile una vita realmente democratica. In una società dalla memoria sempre più corta mi è sembrato dunque utile richiamare le considerazioni di Enrico Berlinguer, uno degli ultimi statisti che hanno calcato la scena politica italiana.

 

Paolo Pavia

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