Le due titolari della struttura Nostra signora di Lourdes del comune etneo sono accusate dai carabinieri di aver sottoposto a «torture psicologiche e angherie» i loro anziani ospiti. Che, stando alle immagini delle telecamere, erano costretti a prendere farmaci non prescritti, insultati e percossi fisicamente
Caltabiano, torture fisiche e psicologiche ad anziani Chiusa una casa di riposo, denunciate responsabili
Maltrattamenti e abbandono di persone incapaci. Sono questi i due reati contestati a due donne di 57 e 45 anni, responsabili della struttura per anziani Nostra signora di Lourdes di Calatabiano, dietro ai quali si nascondono in realtà una lunga serie di condotte a dir poco riprorevoli. L’attività d’indagine portata a termine dai carabinieri del Comune etneo e dai colleghi di Giarre, sotto disposizione della procura di Catania, ha portato infatti alla luce quelle che gli inquirenti definiscono le «continue angherie fisiche e psichiche, vessazioni e torture psicologiche» che le due avrebbe inflitto ai loro ospiti.
E che i militari descrivono nel dettaglio dopo l’operazione che questa mattina ha portato alla denuncia dei responsabili del centro. Le donne infatti sono state riprese dalle telecamere dell’Arma mentre erano intente a «turare il naso per forzare l’apertura delle mandibole e costringere a ingurgitare cibo; percuotere gli ospiti al volto e in testa con pugni, colpi di giornale, pizzicotti, strattonamenti; legare per ore le mani degli ospiti, privarli del cellulare, insultarli e minacciarli di morte; umiliare un’anziana lasciandola sfilare nuda innanzi agli uomini; “punire” una signora che si rifiutava di mangiare lasciandola seduta sulla sedia a rotelle in fondo al corridoio e con il volto a ridosso del muro». Ma non solo, a quanto pare nel ricovero succedeva anche di peggio.
Le immagini hanno mostrato che gli anziani erano costretti a restare per intere giornate nei letti «inzuppati di urine e feci» e che venivano puliti tutti con la stessa spugnetta. Erano sottoposti a somministrazioni di sedativo senza prescrizione medica, privati di alimentazione e di acqua e spesso abbandonati a sé stessi anche quando avevano bisogno di cure.
I magistrati inquirenti hanno riconosciuto diverse aggravanti, tra cui la crudeltà adoperata nei comportamenti contestati, l’approfittarsi delle condizioni d’inferiorità fisica delle vittime e i futili motivi alla base di atteggiamenti mirati a ottenere il massimo dei profitti economici. Rilevate inoltre molte irregolarità dal punto di vista igienico-sanitario da un lato e giuslavoristico dall’altro, come la mancanza di documenti che attestavano la capacità del personale preposto a somministrare terapie farmacologiche ai pazienti in cura (che configura il reato di esercizio abusivo della professione). E l’assunzione di un dipendente in nero.
Le operazioni sono state compiute con l’ausilio di un’ambulanza e di medici che hanno accertato le condizioni di salute degli anziani, i quali sono stati affidati ai loro familiari o collocati in altre strutture idonee in collaborazione con l’assessorato ai Servizi sociali del Comune.