Calcioscommesse, cosa c’entra l’Akragas I dubbi sul giocatore indagato, ceduto a gennaio

Anche il nome dell’Akragas, la squadra di calcio della città di Agrigento, è finito nell’operazione Dirty Soccer. Sono diversi, tra serie D e Lega Pro, i club coinvolti nell’ultimo scandalo riguardante il calcioscommesse. Tra i cinquanta mandati di cattura emessi martedì dalla Procura di Catanzaro, è quello di Salvatore Astarita ad avere scosso l’ambiente agrigentino. Il giocatore, andato via dall’Akragas lo scorso gennaio, è ritenuto dagli inquirenti il protagonista in negativo di Neapolis – Akragas. La partita, giocata il 9 novembre 2014, secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stata accomodata.

Astarita, scrive la Procura, «si faceva espellere al 31esimo minuto del primo tempo, lasciando la sua squadra in dieci, fuori casa, in quanto essendo già stato ammonito, compiva un plateale fallo di mano volontario in area avversaria per ribadire in gol un cross del compagno di squadra, realizzando un comportamento fraudolento». L’accusa definisce quest’ultimo come «quid pluris rispetto alla mera violazione delle regole del gioco», cioè un «raggiro» per «modificare fraudolentemente la realtà, alterando così il corretto e leale risultato della competizione sportiva». A questi elementi va ad aggiungersi, nelle ragioni dell’accusa, il contenuto di alcune intercettazioni telefoniche tra l’allora giocatore della formazione agrigentina ed il direttore sportivo del Neapolis Antonio Ciccarone. Quest’ultimo, definito dagli inquirenti «il suo padre putativo», è anch’esso destinatario di un ordine d’arresto all’interno della medesima operazione.

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La strana dinamica della partita contro il Neapolis e il sospetto che Astarita fosse coinvolto avrebbero influito anche sul successivo trasferimento del giocatore al Torrecuso. Spiegano le carte degli inquirenti: «Astarita […] non reggeva il peso dell’onta allorché i suoi compagni se ne rendevano conto, senza nasconderglielo e non sapeva chiedere aiuto ad altri al di fuori, ancora una volta, di Antonio Ciccarone, affidandosi a lui perché gli trovasse un impiego in un’altra squadra». 

E’ proprio questa ricostruzione che rischia di non far stare sereno il club agrigentino. Il regolamento della LND (Lega Nazionale Dilettanti), a cui l’Akragas (da poco promosso in Lega Pro) faceva capo al tempo dei fatti citati, impone l’obbligo di denuncia a tutti i tesserati che abbiano direttamente od indirettamente sentore d’una combine finalizzata ad agevolare delle scommesse sull’evento sportivo. Le pene della giustizia sportiva, su questa materia, sono piuttosto dure. Al momento, tuttavia, non risulta nessun indagato tra gli altri atleti e nella società.

Con una nota apparsa sul sito ufficiale, il presidente dellla squadra Silvio Alessi, candidato sindaco di Agrigento, puntualizza che «l’Akragas è del tutto estranea a questi fatti, anzi è semmai vittima e persona offesa. Pertanto, ha già dato mandato ai propri legali di tutelare l’immagine della società e di procedere nei confronti di tutti quei soggetti che possono avere operato a danno della stessa […] ci sentiamo perentoriamente di rassicurare i nostri tifosi».


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