Dopo il bando di luglio - concluso con la vittoria di Sigi tra mille difficoltà - e la proposta di Joe Tacopina, i tifosi non credevano di dover assistere di nuovo ai botta e risposta, ai dissidi e alle attese andati in scena ieri. Passaggi con più domande che risposte
Calcio Catania, ancora attriti a nove mesi dalla salvezza Dal giallo della nota stampa alla richiesta di dimissioni
Ai tifosi del Calcio Catania non capitava da tempo di trascorrere una notte insonne. Una notte fatta di mille domande, con il timore di rivivere un film già visto e con il rischio di tornare indietro di nove mesi. La paura di ritrovarsi nelle stesse condizioni dello scorso 22 luglio, quando non si sapeva che futuro avrebbe avuto la società rossazzurra, è tornata a turbare i pensieri di tutto l’ambiente, letteralmente scosso dall’inatteso botta e risposta tra Joe Tacopina e la Sigi andato di scena nella giornata di ieri.
In tanti si chiedono perché e soprattutto cosa sia accaduto tra le parti, che sembravano marciare verso la fine di una lunghissima trattativa e a un passo dal lieto fine, malgrado mille ostacoli e imprevisti, a dispetto dell’interminabile attesa che passa dalla chiusura definitiva degli accordi con Agenzia delle Entrate e Comune di Mascalucia per la riduzione del debito del club.
Ha certamente sorpreso la nota inviata ieri all’alba alla stampa catanese dall’avvocato italo-americano che, pur sottolineando l’impossibilità di Sigi a soddisfare alcune condizioni previste dal contratto preliminare firmato a Torre del Grifo lo scorso 23 gennaio, aveva dato a molti la sensazione di voler essere più uno sfogo indirizzato ai creditori istituzionali che dopo mesi non hanno ancora fornito delle risposte ufficiali.
La replica di Sigi ha però dato la netta sensazione che probabilmente qualche attrito tra le parti esista ancora e che magari non tutti, all’interno della spa che detiene la proprietà del Catania, abbiano realmente digerito l’idea che Tacopina possa diventare a breve il nuovo azionista di maggioranza della società rossazzurra o le condizioni di questo passaggio. Le domande che molti adesso si pongono sono diverse: «Perché qualcuno non è d’accordo?», e soprattutto «Chi non è d’accordo?».
Difficile pensare che sia l’avvocato Giovanni Ferraù a voler interrompere il rapporto con Tacopina, perché proprio il presidente di Sigi – al quale alcuni soci avrebbero chiesto di dimettersi – stamattina ha ribadito una volta di più, attraverso i social, che gli ostacoli che la società rossazzurra dovrà superare per rilanciarsi dovranno essere affrontati a braccetto sempre con l’ex presidente del Venezia «per il bene unico del Calcio Catania».
Questa la frase che rimbomba nella testa di tutti e che porta a chiedersi chi allora può aver chiesto e avallato il comunicato diffuso ieri da Sigi in risposta a Tacopina. Perché se stamattina Ferraù ha lasciato intendere che le parti devono continuare a lavorare insieme, con un obiettivo comune che c’è sempre stato, le domande continuano a essere insistenti, anche quelle legate alle modalità con cui sono arrivate determinate comunicazioni.
Ha sorpreso non poco infatti che la nota diffusa da Sigi sia arrivata, all’improvviso, dagli stessi canali che sette mesi fa avevano comunicato la rinuncia al ruolo di ufficio stampa della spa proprietaria del Calcio Catania. Nessuna critica al lavoro di chi lo ha firmato e inviato né verso l’opportunità che ciò potesse avvenire, naturalmente, ma pure in questo caso si tratta di un’altra contrapposizione che ha fatto rumore tra i tifosi, che da ore si interrogano attraverso i social network anche su questo ritorno al passato per ciò che riguarda le comunicazioni diramate da Sigi.