L'iniziativa arriva dall'associazione studentesca universitaria Atlas, che prende spunto dal libro Benvenuti in casa Esposito di Pino Imperatore. I ragazzi invitano la gente a pagare un caffè a chi non se lo può permettere, ma devono fare i conti con la reticenza delle persone e dei bar ai quali chiedono di aderire
Caffè condiviso, un’idea da Napoli a Catania «Per creare una rete di solidarietà comune»
Un’iniziativa che ha origini lontane, una tradizione che nasce a Napoli e che oggi, in un momento storico in cui più che mai si sente il bisogno di collaborare per superare problemi economici e sociali, i ragazzi dell’associazione universitaria Atlas sognano di portare a Catania. Il caffè condiviso, un gesto che costa solo qualche centesimo, ma che può fare la differenza per le persone che vivono in strada. Quante volte dopo aver pagato un caffè o un cappuccino restano in tasca pochi spiccioli? Gli universitari di Atlas invitano la gente a spendere quelle monete per lasciare un caffè in sospeso da offrire a chi non se lo può permettere.
«Uno dei ragazzi del gruppo – spiega Simone Dei Pieri, studente di Giurisprudenza che ogni martedì con la Comunità di Sant’Egidio porta la cena a chi vive in strada – ha appreso dell’iniziativa dal libro Benvenuti in casa Esposito di Pino Imperatore e ha proposto di portare questa buona abitudine anche a Catania». Simone e gli altri ragazzi sono consapevoli che la missione da portare a termine è quasi un sogno, ma non si arrendono di fronte alla diffidenza del singolo. «È complicato – dicono – da un lato per la reticenza delle persone a cui pesa pagare per altri, e dall’altra per quella dei bar». Dopo aver girato i più conosciuti bar della città, infatti, i ragazzi si sono resi conto che le risposte non erano proprio quelle che desideravano e che si aspettavano. «Non volevano essere gli unici ad accettare. Allora abbiamo deciso di cambiare metodo, parlando direttamente con la gente».
Quando fuori fa freddo una bevanda calda può essere di conforto. Per questo Atlas punta in alto e si pone come obiettivo quello di esportare al Nord questa usanza. «Non è raro, purtroppo, che le persone senza fissa dimora muoiano in strada per il freddo ed è assurdo che succeda nel ventesimo secolo in città come Milano, Torino, Roma». L’iniziativa del caffè condiviso si inserisce in un progetto più ampio, al quale l’associazione sta lavorando da tempo. I ragazzi vogliono fare stampare cartine della città che indichino le strutture della Caritas, della Misericordia, della Comunità di Sant’Egidio in modo da condurre le persone che vivono in strada nei posti dove possono trovare una coperta o un pasto caldo. Ma anche bibite fresche o gelati durante l’estate, insieme a un pezzo di tavola calda o a un dolcino.
«I bar che aderiscono potrebbero essere inseriti nella mappa – spiega ancora Simone – Si tratterebbe di entrare in una rete di solidarietà condivisa».
Una rete che coinvolga anche panifici, supermercati e alimentari che ogni giorno buttano nella spazzatura il cibo non più fresco. «Abbiamo stampato degli adesivi che ogni punto vendita aderente all’iniziativa può applicare sulla propria vetrina – spiegano i ragazzi di Atlas – Speriamo di partire al più presto e di essere apripista per iniziative del genere». Perché «un conto è lasciare questo problema solo alle associazioni, un altro è far capire alla cittadinanza quanto semplice può essere avvicinarsi a questa realtà», concludono.