Con il passare delle ore la crisi finanziaria della Regione si complica e si aggroviglia. L'ammanco, come aveva previsto la scorsa settimana l'ex assessore Franco Piro, è di gran lunga maggiore di 2 miliardi di euro. Resta ancora da capire quanto costerebbero alle tasche dei cittadini siciliani - che sono quelli che pagheranno il conto - questi giochi di prestigio finanziari
Buco della sanità, Crocetta convoca la maggioranza Dove sono i soldi non erogati? E quanti sono gli interessi?
Ufficialmente, la riunione è stata convocata per discutere del mutuo da 2 miliardi di euro. In realtà, il tema del vertice di maggioranza convocato oggi pomeriggio a Palermo, a Palazzo d’Orleans, sede del Governo della Regione, dal governatore dell’isola, Rosario Crocetta, è molto più complesso. Se non altro perché, anche se a denti stretti, lo stesso esecutivo ha dovuto ammettere che l’indebitamento dell’Amministrazione regionale verso il proprio sistema sanitario è ben maggiore di 2 miliardi, se è vero che sfiora i 5 miliardi di euro, come la scorsa settimana aveva anticipato l’ex assessore regionale, Franco Piro.
Il problema, insomma, è molto più grave di quanto era stato prospettato. Il Governo Crocetta, è noto, aveva presentato il quadro dell’indebitamento fino ad 31 dicembre 2011. E aveva detto che il buco era di 2 miliardi di euro. La Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars ha chiesto all’esecutivo regionale di rendere noto l’indebitamento della Regione verso Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere anche per i tre anni successivi: 2012, 2013 e 2014. Così l’indebitamento è schizzato all’insù.
Tutto cambia, adesso. A cominciare dagli interessi pagati dal sistema sanitario siciliano. Se è vero che dal 2001 o dal 2006 – questo punto deve ancora essere chiarito – la Regione non ha corrisposto alle Aziende Sanitarie provinciali e alle Aziende ospedaliere l’ammontare delle somme previste dalla legge (ricordiamo che la spesa sanitaria, in Sicilia, costa oltre 8 miliardi e 600 milioni di euro circa, pagati, grosso modo, per metà dallo Stato e per metà dalla Regione), e se è vero che le stesse Asp e le Aziende ospedaliere si sono indebitate con le banche, ricorrendo a scoperture di tesoreria, ci sono ancora almeno due punti da chiarire.
Primo: che fine hanno fatto i soldi che la Regione, in tutti questi anni non ha erogato al sistema sanitario siciliano? Si tratta di somme ragguardevoli che non possono essere giustificate a parole. Parliamo di denaro pubblico – miliardi di euro – la cui spesa deve essere indicata, alla lettera. Ma queste notizie, allo stato attuale dei fatti, non sono state fornite dal Governo.
Secondo: se le Aziende sanitarie provincia e le Aziende ospedaliere della Sicilia hanno fatto ricorso a scoperture di tesoreria per più anni e per somme ragguardevoli, è chiaro che sono già stati pagati, o si debbono ancora pagare interessi. A quanto ammontano tali interessi? la scorsa settimana si parlava di 50 milioni di euro. poi di 30 milioni di euro. Erano calcolati sui 2 miliardi di euro o sui quasi 5 miliardi di euro?
Tutte queste notizie non si leggono né nella prima relazione al disegno di legge sul mutuo da 2 miliardi di euro, né nella seconda relazione che l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, e il dirigente generale, Salvatore Sammartano, hanno consegnato alla Commissione Bilancio e Finanze di Sala d’Ercole.
Non è da escludere che, nella riunione di oggi, qualcuno possa chiedere conto e ragione di questi numeri che il Governo non ha ancora reso noti. Su questo fronte le notizie sono frammentarie. Si sa che la Commissione Sanità, sempre dell’Ars, stamattina, ha aggiornato i lavori a domani mattina, proprio per dare tempo ai parlamentari che ne fanno parte di esaminare la relazione Baccei-Borsellino-Sammartano. Ma si sa anche che una parte dei parlamentari che compongono la Commissione Sanità sarà presente oggi alla riunione di maggioranza.
Un dato, comunque, sembra certo: alla luce dei buchi finanziari che, piano piano, vanno emergendo, i 2 miliardi di mutuo potrebbero non bastare più.