Buca della salvezza vandalizzata con i graffiti  Retake: «Soprintendenza ritarda, interverremo»

Nessuna tregua per i volontari di Retake Palermo – tramiamociviltà che, sempre più apprezzati dai cittadini, ricevono continue segnalazioni e sollecitazioni di interventi di ripulitura. L’ultimo è arrivato ieri, un grido d’allarme per un episodio che ha colpito uno dei monumenti più significativi della storia palermitana, la Buca della salvezza in via Alloro, nel cuore della Kalsa. Simbolo dell’astuzia delle donne del quartiere che durante il Risorgimento aiutarono la fuga di due coraggiosi rivoluzionari antiborbonici, Filippo Patti e Gaspare Bivona. La linea d’azione dei retakers palermitani è stata sempre chiara e precisa: nessun intervento sui monumenti storici, la cui responsabilità diretta è della Soprintendenza. Il rischio di danneggiamenti sarebbe troppo alto. Questa volta, però, hanno fatto un’eccezione: «Consultandoci – dice Marco D’Amico di Retake – abbiamo deciso che non seguiremo la nostra solita prassi, non staremo ad aspettare i mesi e mesi della Soprintendenza, agiremo al più presto con l’aiuto di un restauratore, perché non si può aspettare».

Stessa decisione per un intervento straordinario sul basamento del Palchetto della musica di fronte al Foro Italico, sul quale i volontari di Retake lavoreranno domenica mattina. È stato imbrattato quattro mesi fa dalla scritta Cacciamo Renzi! 4/12 Vota no, conseguenza di quelle proteste degli studenti palermitani contro il governo dell’ex premier e il referendum costituzionale che l’anno scorso erano all’ordine del giorno. «Abbiamo potuto constatare che a essere stato preso di mira è solo l’intonaco del basamento, non è nemmeno la parte storica del monumento – spiega D’Amico – La scritta risale a novembre, ed è esattamente da allora che noi volontari di Retake stiamo appresso alla Soprintendenza per fare un’azione di collaborazione e per andare a pulire tutto, ma non ci hanno mai preso in considerazione. D’altra parte nemmeno i funzionari dell’amministrazione sono andati a togliere la scritta, innescando lentezza e ritardi ai quali siamo ormai tristemente rassegnati».

«A questo punto lo faremo noi domenica mattina, con tutte le responsabilità che ci prendiamo. Anche in questo caso saremo seguiti da un restauratore, che ci dirà cosa fare e cosa no – continua il volontario – Agiremo solo sull’intonaco, non sulla parte storico-monumentale, non possiamo più sottostare alle lungaggini burocratiche delle istituzioni». Eppure un tentativo di dialogo c’era stato: «La Soprintendenza inizialmente ci aveva invitati alla pazienza perché era un momento un po’ così, ci sono stati i cambi dei vertici e dei dirigenti, e quindi ci hanno in un certo senso messo in attesa. Poi ci hanno detto che dovevamo fare un protocollo d’intesa e ci hanno rimbalzato all’Assessorato regionale, al quale ci siamo rivolti in seconda battuta e che, in risposta, ci ha di nuovo rinviato alla Soprintendenza. Adesso finalmente potrebbe muoversi qualcosa, ma sempre con i tempi loro, che ormai non siamo più disposti ad accettare», conclude D’Amico.


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