Bronte, polemica su assenza di donne nella giunta M5s: «Viene annullato principio su parità di genere»

Non si placano le polemiche sulla composizione della giunta del sindaco di Bronte Graziano Calanna. L’anno scorso a scatenare le opposizioni era stato il caso legato al numero di assessori – soltanto tre: Angela Saitta, Nuccio Biuso e Francesco Bortiglio – nominati dal primo cittadino dopo la sua elezione risalente al giugno 2015. Il quarto nome allora individuato era quello della segretaria locale del Pd Enza Meli, prima degli eletti in città che però, dopo la nomina a vicesindaco di Angela Saitta, rinunciò platealmente all’ingresso in giunta. L’organo rimase allora privo di un componente per lungo tempo – la legge regionale in vigore stabilisce un minimo di quattro assessori da poter indicare – fino cioè allo scorso novembre, quando infine Calanna scelse per chiudere il cerchio il pedagogista Antonino Currao, primo dei non eletti nella lista Pd-Udc. 

Tuttavia, agli inizi di aprile, a passare la mano è stata proprio la vicesindaca Saitta, nominata docente di ruolo della scuola primaria e dunque «indisponibile a proseguire il mandato perché senza più il tempo per svolgerlo come avrei voluto». Dopo le dimissioni, la sua sostituzione con l’ormai ex consigliere comunale Vittorio Triscari, legato al consigliere ed ex parlamentare regionale di Forza Italia Franco Catania, ha però innescato la disputa sul rispetto del principio della parità di genere. Nella giunta Calanna, infatti, adesso la presenza femminile è azzerata.
Per questo il deputato regionale del Movimento 5 stelle Francesco Cappello – a Bronte i pentastellati possono contare sulla consigliera Valeria Franco – ha scelto di interpellare direttamente l’assessorato degli enti locali chiedendo l’immediato annullamento della determina di nomina di Triscari

«Vengono annientate le pari opportunità e le competenze – è l’accusa diramata dal M5s con un comunicato – per soddisfare i superiori o chi tra di loro tira la giacca per ottenere sempre una poltrona». Cappello sottolinea, poi, come la necessità di un’adeguata rappresentanza di genere femminile in una giunta comunale non sia «un principio affidato alla libera discrezionalità degli amministratori, ma un principio di diritto sancito in primis dalla Costituzione e a seguire dalle leggi nazionali e regionali, dallo statuto del Comune di Bronte, e ribadito da numerose pronunce del consiglio di Stato». Accanto a Cappello, la senatrice del M5S Nunzia Catalfo si è detta pronta a presentare «un atto ispettivo urgente a Palazzo Madama», mentre la consigliera Franco ha formalmente avanzato una richiesta di revoca in autotutela della nomina. 

Il sindaco Calanna, dal canto suo, non si scompone e tira dritto, appellandosi alla giurisprudenza e in particolare proprio al consiglio di Stato. «La parità di genere è un principio indiscutibile oltre che una conquista di democrazia, ma ciò non significa che quello che abbiamo fatto sia sbagliato». Secondo il primo cittadino: «Diverse sentenze confermano che, se il sindaco dimostra e documenta l’impossibilità di rispettare il principio, si può procedere diversamente senza pregiudicare la funzionalità della giunta».
«Ho sondato la disponibilità di donne che potessero avere politicamente la mia fiducia – spiega ancora Calanna – ma all’interno della maggioranza le quattro consigliere comunali si sono dichiarate indisponibili verso l’incarico assessoriale». Nulla però resterà immutabile, e lo stesso sindaco conferma che il prossimo rimescolamento in giunta, quando avverrà, sarà volto anche a rispettare la questione di genere. «Intanto però, per il principio della prova di resistenza, gli atti che stiamo varando non sono illegittimi».


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