Fresco di nomina, il rappresentate del governo alla sua prima uscita pubblica ha scelto una scuola della città di Palermo. Un modo per ribadire quelli che saranno i punti centrali del suo programma: istruzione e periferie. «Dobbiamo ricucire le fratture»
Bonagia, ministro Provenzano visita istituto Mattarella «La città è cambiata: da qui parte riscatto per il Sud»
«Palermo è cambiata. È una città che ha i suoi problemi ma che indica la possibilità di farcela, di migliorare, di riscattarsi. E questo quartiere, questo luogo, è uno degli esempi per poterlo fare». Nemmeno il tempo di varcare la soglia dell’istituto comprensivo Piersanti Mattarella, che il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, condensa in poche battute gli elementi distintivi di quello che annuncia saranno i capisaldi del suo programma. Un programma che mette al centro le scuole, le periferie e lotta alla mafia per il rilancio del Sud. E per farlo ha scelto proprio un quartiere periferico come Bonagia, un appuntamento a cui evidentemente teneva fortemente. Al punto da assentarsi dal Consiglio dei ministri convocato all’improvviso ieri sera, in vista della nomina dei viceministri e sottosegretari per definire la squadra del nuovo governo giallo-rosso.
«La priorità di questo governo è agire sulla fascia di età, 0-6 anni, partendo dagli asili nido, perché la scuola non può più essere lasciata sola», ha subito esordito Provenzano dall’aula magna dell’Istituto comprensivo Piersanti Mattarella accolto dal sindaco Leoluca Orlando e dalla preside Enza Muratore. «Ho voluto fortemente essere qui in questa scuola e così ieri notte – ha proseguito – e quando hanno convocato all’improvviso il Consiglio dei ministri, mi sono giustificato con il Presidente del consiglio dicendo che sarei andato in uno dei luoghi più preziosi della nostra Repubblica: la scuola». I problemi per il Mezzogiorno sono tanti, ha ricordato il ministro, uno su tutti proprio quello della «povertà educativa minorile, uno scandalo moderno».
«Al Sud abbiamo 500 mila bambini in povertà educativa minorile – ha ricordato – E questo scandalo va cancellato, altrimenti si diffonde nella società il più pericoloso dei sentimenti: che lo studio non serva. Insieme dobbiamo lanciare un appello al Sud, al Mezzogiorno, a quartieri di periferie, che non possiamo rassegnarci a questo. A pensare che il destino dei nostri figli sia segnato dal luogo in cui nascono». Un appello che ricalca fedelmente quello rivolto dalla preside al ministro: «Bonagia ha bisogno di continuare a sperare che la povertà educativa non resti il connotato specifico di questo territorio. Sogno che i miei bambini escano da questo quartiere ma tornino qui per arricchirlo: non vogliamo la fuga dei cervelli ma abbiamo bisogno di un programma. Ministro – ed è questo l’invito rivolo all’esponente dell’esecutivo – essere al tavolo con lei è un ennesimo obiettivo raggiunto. Abbiamo portato il centro alla periferia. Ma noi le chiediamo di venire più spesso, si faccia vedere di più».
Ma il tema delle periferie per il ministro è «cruciale» proprio perché interessa l’intero Paese. «Oggi il rapporto tra il centro e le periferie è decisivo. Non è solo una questione economica ma di qualità della vita democratica. Dobbiamo ricucire le fratture, sanare le ferite. Dobbiamo superare vent’anni di contrapposizioni tra Nord e Sud e per farlo abbiamo bisogno di un grande investimento. Vorrei mandare un messaggio da Palermo: questo Sud non è una causa persa. È un luogo in cui con l’impegno di tutti, della comunità, delle istituzioni, della politica può farcela». E poi rivolgendosi idealmente alle regioni del Nord ha concluso: «Investire al Sud fa bene all’intero Paese. Basta con la logica delle contrapposizioni. Siamo per l’interdipendenza perché queste aree si tengono insieme. E se il Paese non sana le sue fratture non si rialza».
Prima di andar via, ha voluto lanciare un ultimo monito: «Stamattina appena atterrato a Palermo ho deciso di andare a Portella della Ginestra. Lì c’è stata la prima strage di Stato dove sono stati uccisi dei lavoratori che manifestavano per i loro diritti. Quello che non è solo luogo della memoria e del lutto, ma un luogo dell’orgoglio perché anche quella strage e quegli assassini non hanno fermato la battaglia per la giustizia. Questa battaglia, in Sicilia, dove abbiamo inventano l’antimafia, non si deve fermare – ha concluso – Non rassegniamoci».