Dopo l’approvazione dei primi due articoli del Ddl di riforma dei Consorzi di bonifica, a Sala d’Ercole con voto segreto è stato bocciato l’articolo 3. Il presidente Gaetano Galvagno ha dunque sospeso la seduta e ha convocato la conferenza dei capigruppo. Al termine la seduta è stata rinviata a domani, nonostante i sindacati, Coldiretti e […]
Bocciata la riforma sui Consorzi di Bonifica da Pd e M5S. Anbi: «L’Ars ha giocato sulla pelle dei siciliani»
Dopo l’approvazione dei primi due articoli del Ddl di riforma dei Consorzi di bonifica, a Sala d’Ercole con voto segreto è stato bocciato l’articolo 3. Il presidente Gaetano Galvagno ha dunque sospeso la seduta e ha convocato la conferenza dei capigruppo. Al termine la seduta è stata rinviata a domani, nonostante i sindacati, Coldiretti e Anbi abbiano chiesto all’Ars di approvare la riforma che avrebbe consentito ai consorzi di bonifica di ripartire in maniera più mirata ed oculata. Tutto ciò viene impedito dalle opposizioni a causa della mancata presentazione all’Ars del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, per riferire in aula delle inchieste che stanno sconvolgendo il centrodestra, cioè quelle che coinvolgono il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e l’assessore al Turismo Elvira Amata. Ma anche da qualche franco tiratore della maggioranza.
Restano delusi, quindi, i sindacati Cgil, Cisl e Uil che avevano sollecitato i deputati regionali a «trovare la giusta via e approvare la riforma». Serpeggia la delusione anche per Coldiretti, la quale aveva chiesto all’Ars di dare un segnale di responsabilità, che evidentemente non c’è stato. «Non approvare la riforma solo per interessi di partito – ha sottolineato la confederazione nazionale dei coltivatori diretti -, significa non considerare le giuste rimostranze degli agricoltori in un’annata come quella in corso in cui le alte temperature stanno determinando la lievitazione dei costi. Basta beghe politiche, gli agricoltori hanno bisogno di acqua».
A ribadire questo concetto è anche il direttore generale di ANBI (Associazione Nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari), Massimo Gargano, che sottolinea: «Provo un grande rammarico per la gente di Sicilia che è stata privata di un pezzo di futuro libero, riconsegnata ai voleri di potentati politici locali e non certo ad un futuro che merita di essere vissuto nel modo migliore. La classe politica regionale ha giocato sulla pelle di imprese agricole, sull’economica siciliana e sulla bellezza dei territori, rimandando di nuovo ad un questua ai politici sul tema dell’acqua».
Irritazione per il blocco della riforma arriva anche dal presidente dell’ANBI, Francesco Vincenzi: «Riteniamo indispensabile che anche la Sicilia possa tornare ad una gestione ordinaria dei Consorzi di bonifica e quindi della gestione della risorsa idrica per garantire a territori, imprese, cittadini ed ambiente una visione programmabile, strategica e duratura. La transizione ecologica passa anche attraverso il governo efficiente dell’acqua: non è più accettabile che una regione così importante resti bloccata da una gestione commissariale, che ne ha inibito le prospettive di crescita e adattamento. Restituire piena funzionalità ai Consorzi di bonifica significa restituire futuro alla Sicilia».
L’unica voce fuori dal coro è quella del capogruppo del M5s all’Ars, Antonio De Luca che ha dichiarato: «Non si cerchi di imputare alle opposizioni il fallimento di una legge partorita nel peggiore dei modi dopo decenni di attesa. Non si può ricattare il Parlamento sulla pelle dei lavoratori. E soprattutto, non si cerchi di far scontare a questi le enormi colpe dell’esecutivo, negandogli quella stabilizzazione che questa legge non avrebbe certamente permesso, ma che può invece essere sempre realizzata con le risorse della prossima variazione di bilancio. Per l’occasione presenteremo un emendamento che stanzi i fondi a questo scopo».