Blutec, caos dopo l’arresto dei vertici dell’azienda «Dicevano di avere utilizzato i fondi in altro modo»

La notizia dell’arresto di Roberto Ginetta e Cosimo Cursi, presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Blutec, ha gettato nello scompiglio Termini Imerese. Gli operai che lavorano nello stabilimento che fu della Fiat si sono ritrovati stamattina gli uomini della guardia di finanza a mettere i sigilli alla fabbrica. Un ulteriore elemento di tensione in una vicenda che negli ultimi mesi era diventata sempre più critica. Ed è proprio verso Fca che puntano il dito i sindacati e l’amministrazione termitana.

«La situazione è abbastanza convulsa – dice Roberto Mastrosimone, che da anni segue la vertenza per conto della Fiom – Siamo all’ingresso dello stabilimento, dentro c’è la guardia di finanza e attendiamo gli sviluppi. Da un anno e mezzo si parla della questione dei 16 milioni, non sapevamo però le cose che oggi addebitano all’azienda, delle accuse gravissime. A noi hanno sempre spiegato che erano stati utilizzati per fare altre cose. E l’hanno fatto seduti dietro ai tanti tavoli tecnici a Roma, riunioni a cui erano presenti ministri del precedente governo, ma anche dell’attuale, con il vicepremier Di Maio. E ci risultava persino che Blutec avesse trovato un accordo con Invitalia per la restituzione delle somme». In bilico c’è il destino, oltre che dell’indotto, di circa un migliaio di operai passati da Fiat a Blutec, che oggi vedono calare altre ombre sul loro futuro. «Chiediamo un incontro urgente con il ministro del Lavoro Di Maio, con la Regione e con Fca, che non è un soggetto estraneo, ma il punto centrale di questa situazione», continua il sindacalista.

Parole a cui fanno eco quelle del sindaco di Termini Imerese, Francesco Giunta, anche lui impegnato tra tavoli tecnici e assemblee per le sorti dello stabilimento. «Domani faremo un’assemblea dei sindaci – spiega a MeridioNews – mentre in contemporanea in piazza Duomo ci sarà un sit-in di tutti gli operai. Si stabiliranno le azioni da porre in essere». Il dito, come detto, è puntato verso Torino: «Si intende spostare l’attenzione direttamente sulla Fca. Il governo nazionale ha e deve avere un ruolo fondamentale in questa tragedia, ma Ginatta è un uomo dello staff Fca, credo che la Fiat abbia un obbligo quanto meno morale di dare delle risposte a un territorio martoriato».

«Dobbiamo cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno – continua Giunta – Finalmente con l’intervento della magistratura, con il sequestro di un impianto costruito con fondi nostri, regionali, pubblici, si potrà rispondere ai tanti interrogativi che ci siamo posti in questi anni insieme agli operai e ai cittadini: Blutec è un contenitore vuoto? È capace di soddisfare le richieste degli operai? Ce lo siamo chiesti ai tavoli quando vedevamo le slide, bellissime, non ultime quelle dell’azienda cinese che sarebbe dovuta entrare, ma niente di ciò si è concretizzato. Se un’azienda non ha commesse poco possono contare i progetti. Sarà la magistratura ad accertare le responsabilità. Le accuse sono molto gravi anche perché gli importi sono elevatissimi: milioni di euro che a dire di Invitalia e dell’organo inquirente non sono stati rendicontati come era giusto che fosse».

Intanto quello che era un polo industriale che dava lavoro si è ridotto a un deserto: «Il 22 dicembre del 2014 Blutec – dice ancora Giunta – è stata la sostituzione ponte, portata da Fiat che non ha messo concorrenti nel suo stabilimento che prima poteva puntare su tremila posti di lavoro, ma che con i vari scivoli si sono ridotti a mille. Oggi solo 130 lavoratori sono tornati in fabbrica, a fare formazione da anni, ma non è mai uscito neanche un prodotto da quello stabilimento: che sia un’auto, una batteria o anche solo un parabrezza».


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