I rinvii si accumulano. E con essi cresce la tensione. A Termini Imerese il processo di riconversione industriale resta un miraggio, all’indomani dell’incontro del 31 maggio al Ministero dello Sviluppo Economico. Si sarebbero dovuti risolvere molti punti, a partire dalla definizione delle modalità della restituzione del prestito che Blutec deve a Invitalia. Ma i passi in avanti tardano ad arrivare. Per i sindacati l’appuntamento romano di ieri è stato «interlocutorio». Che, non a caso, è l’aggettivo più spesso usato da quando, nel 2011, Fiat decise di chiudere i battenti dello storico stabilimento palermitano. Da allora tante promesse e pochi fatti.
In realtà Blutec ha presentato, sempre nella giornata di ieri, il piano industriale per riassorbire i 700 lavoratori ex Fiat. L’imprenditore torinese Roberto Ginatta ha illustrato il progetto che prevede, entro la fine del 2019, l’impiego delle maestranze – finora rimaste in gran parte escluse, e con gli ammortizzatori sociali che in questi anni si sono sempre più assottigliati fino a vedere, soprattutto per l’indotto, l’avvio dei licenziamenti. Il piano però, a detta dei presenti, è ancora tutto da definire: perchè si basa in gran parte sulla produzione di auto elettriche, che però è vincolata all’affidamento da parte di Fca dell’allestimento dei Doblò, ancora da definire.
«Prendiamo atto dei progetti che l’azienda ha illustrato, aggiungendo alcune novità, ma che sono tutti da verificare, per permettere il ritorno al lavoro non solo degli occupati diretti ma anche ai circa 300 lavoratori dell’indotto, così come da impegni presi nell’accordo del 22 dicembre 2014» hanno detto Roberto Mastrosimone, segretario generale della Fiom Sicilia, e Francesco Percuoco, coordinatore nazionale automotive della Fiom. «Non è più possibile perdere tempo – continuano i due sindacalisti – da troppi anni i lavoratori aspettano risposte. Nel prossimo incontro è necessario che ci siano soluzioni definitive sia dal punto di vista del contenzioso sulla restituzione del prestito, sia da quello dell’avvio del finanziamento per il progetto di reindustrializzazione».
Un’altra vicenda spinosa è quella della restituzione del prestito di Blutec a Invitalia. Si tratta di 20 milioni di euro, di cui all’incontro di ieri sembrerebbe trovato l’accordo solo in merito all’acconto di tre milioni di euro. Mentre non si sarebbero registrate le necessarie garanzie rispetto al piano di rientro (e dunque della tempistica), e dei relativi interessi sulla somme da restituire. Da parte propria Invitalia ha chiesto e ottenuto dal Mise l’autorizzazione a proseguire le trattative con Blutec che dovrebbero, quindi, concludersi nei prossimi giorni. «Ma la negoziazione con Invitalia è ancora in corso, in particolare sulle modalità di pagamento delle somme per cui è stata richiesta la restituzione» fanno notare Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive, e Vincenzo Comella, segretario della Uilm di Palermo. «Purtroppo si è trattato – commentano i sindacalisti della Uilm – di un incontro interlocutorio. Abbiamo tre incognite da sciogliere progressivamente: la soluzione positiva della discussione con Invitalia, la verifica della sostenibilità del piano industriale anche con un nuovo contratto di sviluppo, il riconoscimento degli ammortizzatori sociali anche nel 2019».
L’ultima delle partite, infatti, si gioca proprio sugli ammortizzarsi sociali. Lo fa notare ad esempio il sindaco Francesco Giunta, che il 30 maggio si era già recato a Roma – insieme alle sigle sindacali – ma quella volta al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sul tavolo la vicenda dei 21 lavoratori dell’indotto che sono rimasti senza ammortizzatori sociali perchè licenziati il 31 dicembre del 2016, a differenza dei colleghi che hanno visto terminare il rapporto di lavoro il giorno dopo, cioè l’1 gennaio 2017. Un solo giorno che però ha significato una disparità di trattamento che va avanti ancora adesso. E che rimane senza soluzione.
«Prendo atto dei piccoli passi avanti effettuati – dice il primo cittadio -. Ritengo, tuttavia che il progetto di reindustrializzazione non possa, ad oggi essere del tutto garantito. Vi sono ancora troppi aspetti da chiarire e soprattutto individuare il ruolo di Fca che ritengo non possa assolutamente sottrarsi alle proprie gravi responsabilità. Fiat/Fca devono tornare al tavolo del Mise e farsi garanti dell’accordo sottoscritto il 22 dicembre del 2014. Non dimentichiamo che il 2019 si avvicina e senza un serio piano industriale non potremo richiedere la cassa integrazione per un ulteriore anno. In ultimo, ma non per ordine di importanza, voglio sottolineare la grave situazione che vivono i ragazzi dell’indotto, privi, ad oggi, di reali garanzie per l’immediato futuro». Il prossimo appuntamento è per il 12 giugno, sempre al Ministero dello Sviluppo Economico. Nella speranza che le vicende del neoinsediato governo Lega-5stelle non rallentino ulteriormente le operazioni.
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