Sono passati quasi due mesi da quando il piccolo Giorgio, 18 mesi, è stato ucciso dai morsi di uno dei due dogo argentini della sua famiglia. Le indagini della procura sono ancora in corso ma nel frattempo gli esperti dell'Asp si sono espressi sugli animali: «Possono essere rieducati»
Bimbo azzannato a Mascalucia, il destino dei due cani Il veterinario: «Non c’è nessun motivo per sopprimerli»
«Non c’è nessun motivo per il quale i due cani debbano essere soppressi. Aspettiamo che il sequestro penale sui due dogo argentini venga revocato e poi avviamo le pratiche perché vengano adottati e rieducati». Salvatore Rubbino è un dirigente dell’Asp veterinaria di Catania. È uno dei medici che si sono occupati dei due animali chiusi nel canile di Mascalucia dal 16 agosto. Da quando, cioè, il piccolo Giorgio – 18 mesi – è stato ucciso dai morsi di uno dei due. L’autore dell’aggressione sarebbe il maschio di tre anni, figlio dell’altro cane, una femmina di otto. Entrambi vivevano nell’abitazione di via del Bosco, sulla strada che da Mascalucia porta verso Nicolosi. Stefania Crisafulli – 34 anni, mamma di Giorgio – è indagata dalla procura di Catania per abbandono di minore e a metà settembre è stata interrogata dal magistrato Fabrizio Aliotta.
Erano quasi le 12.30 del giorno dopo ferragosto quando il dogo argentino maschio ha azzannato il bambino. «All’improvviso», sostiene Fabio Cantarella, vicesindaco di Mascalucia e avvocato di Stefania Crisafulli. Ad aiutare la ricostruzione le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso una parte dell’aggressione. «Dal video non si vede tutto – spiega Cantarella – perché la telecamera è posizionata sotto al balcone, quindi riprende solo una parte del giardino». Dovrebbe essere stata chiarita, però, la presenza di Stefania Crisafulli in giardino, dove stavano giocando il bimbo e il cane. «Si stavano preparando per andare a fare un bagno in piscina. Il cane stava camminando accanto al bambino, lo ha superato e sembrava che stesse andando nel suo recinto, dove si trovava l’altro cane, quando si è girato e ha azzannato Giorgio», ricostruisce il legale.
Una violenza senza motivi apparenti. L’autopsia sul corpo del neonato ha chiarito che la morte è avvenuta per le emorragie a seguito delle ferite. Ma sembra probabile, però, che già il primo morso – abbastanza violento da perforare la scatola cranica del piccolo – gli sarebbe stato fatale. «La madre lo ha più volte tolto dalla bocca del cane, e più volte il cane l’ha assalita per portarle via il bambino – sostiene Cantarella – Sarà durato sette, otto minuti in tutto. Lei urlava, ma prima che i vicini la sentissero e chiamassero i soccorsi ci è voluto un po’ di tempo». E lei nel frattempo era riuscita a scappare in strada, chiudendo nella villetta i due cani. L’inchiesta della magistratura è ancora in corso, ma la dinamica emersa già dalle prime ore sembrerebbe confermare che solo il maschio abbia partecipato all’aggressione. E che la femmina non sarebbe coinvolta.
I due molossoidi – la famiglia di razze alla quale i dogo argentini appartengono – sono stati messi subito sotto sequestro amministrativo da parte del Comune di Mascalucia. Un provvedimento al quale si è aggiunto anche quello del tribunale di Catania. A rimanere attivo, però, è solo il decreto dei giudici etnei, perché quello emesso dal vicesindaco è scaduto dopo trenta giorni dal momento in cui è stato emesso. Gli animali sono stati controllati dai veterinari dell’Asp catanese, che hanno escluso eventuali malattie che potessero giustificare l’abbattimento dei due cani. «Ma sono sani – spiega il veterinario Rubbino – quindi abbiamo comunicato alla magistratura che per noi non è necessario ucciderli». A maggior ragione perché sono parecchie le associazioni, locali e nazionali, che si sono offerte di adottarli pur di salvarli dalla morte.
«È ovvio che adesso quei cani siano inavvicinabili – continua Salvatore Rubbino – Erano abituati a stare all’aperto e in compagnia, e adesso sono da soli e chiusi in un box da quasi due mesi. Che umore possono avere?». Per questo un’analisi comportamentale in questo momento non avrebbe alcun valore. «Ci sarà tempo e modo per valutare la loro aggressività, e in che misura». La famiglia potrebbe chiederne la restituzione, ma l’avvocato Cantarella precisa che «non ne hanno alcuna intenzione, li lasciano al loro destino. Non vogliono incidere in nessun caso sulla sorte dei cani». «L’abbattimento a chi giova? – interviene il veterinario – Sarebbe giustificabile solo se estremamente necessario, ma è palese che non lo sia. Certo, non possiamo darli a una famiglia, ma non ci sono ostacoli a mandarli in strutture adeguate, in cui addestratori professionisti possano prendersi cura di loro».
«Ho visto animali da tutti considerati intoccabili che adesso camminano tranquillamente al guinzaglio. Non esistono casi irrecuperabili, me lo dice la mia esperienza». Del resto, sarebbe un errore credere che l’affidamento ai privati cittadini sia l’unica strada per riabilitare cani considerati violenti. «In mano a un allevatore o a un comportamentalista possono tornare a essere perfettamente integrati. Possono diventare cani da guardia, lavorare con gli addestratori, o perfino con le forze dell’ordine. Non si abbattono i cani perché troppo aggressivi, semplicemente bisogna trovare loro una collocazione adeguata». Per farlo, quando il sequestro sarà sospeso, i veterinari dell’Asp inizieranno i colloqui con le associazioni di esperti che hanno fatto richiesta di prendersi cura dei due dogo argentini. «Non abbiamo ancora iniziato a vagliare le ipotesi – conclude Rubbino – Abbiamo tante opzioni, troveremo una buona soluzione».