Bilancio, se il conto non torna «è colpa dello Stato» Report: «In Sicilia il 25% dei soldi dati al Trentino»

Quanto chiede lo Stato alla Regione Sicilia e quante risorse invece destina a Palermo? La commissione Bilancio dell’Ars ha provato a rispondere a queste domande, giungendo a due conclusioni: l’Isola ha ricevuto nel 2015 da Roma una somma parti a 2.090 euro per ogni siciliano, cioè un quarto di quanto va a Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige (sempre considerando la media pro capite e non il valore assoluto), ma anche meno di Friuli e Sardegna. Nascono anche da qui, quindi, secondo i vertici della commissione, le croniche difficoltà finanziarie: un disavanzo strutturale di 1,5 miliardi di euro per il 2016

Il lavoro di analisi è stato condotto dalla ragioneria generale della Regione e approvato all’unanimità dal consiglio di presidenza della commissione Bilancio. Oggi è stato presentato dal neopresidente Vincenzo Vinciullo e dal vice Nello Dipasquale. «I dati mostrano che lo squilibrio contabile della Sicilia è solo in parte riconducibile alle azioni di politica economica perseguite dai governi regionali e approvate dall’Assemblea – si legge nella nota -, un ruolo consistente nel determinare l’attuali situazione è dipeso, infatti, da decisioni dello Stato che hanno prodotto, nel tempo, forti criticità nelle finanze regionali». 

Andando nel dettaglio, ammontano a circa 2.090 euro l’anno pro capite le entrate destinate dallo Stato alla Sicilia, mentre sono 9.720 euro per la Valle d’Aosta, 8.310 euro per il Trentino Alto Adige, 4.200 euro per il Friuli Venezia Giulia e 3.960 euro per la Sardegna. Trasformate in percentuale, significa che l’Isola riceve il 52,8 per cento di quanto dato alla Sardegna, il 49,8 del Friuli, il 25,2 del Trentino e il 21,5 di quanto prende la Val D’Aosta. A questi numeri si sommano i soldi che viaggiano in direzione opposta, da Palermo a Roma. Le somme chieste dallo Stato alla Sicilia per contribuire al risanamento della finanza pubblica nel 2015 sono pari a 1 miliardo 286 milioni 745 mila euro. Molto di più rispetto ai «sacrifici» imposti alla Sardegna, 582 milioni; al Friuli Venezia Giulia, 441 milioni 840 mila euro; alla provincia di Bolzano, 357 milioni; alla provincia di Treno, 215 milioni 244 mila euro; alla Valle d’Aosta 201 milioni 178 mila. 

Nella voce uscite si inseriscono anche quelle per la sanità. Dal 2007 la quota di compartecipazione della Regione per queste spese è salita da 42,5 al 49,11 per cento. In numeri assoluti significa 600 milioni di euro all’anno in più. «Questo aumento – spiega Vinciullo – sarebbe stato poi compensato da un’agevolazione sulle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nella regione che non ha trovato concreta attuazione. Una serie di scippi veri e propri perpetrati per anni da parte dello Stato – continua – ora ci costringono a chiudere la finanziaria con le sole spese obbligatorie. Abbiamo solo dieci miliardi e faremo una finanziaria che avrà la capacita’ di coprire solo i mutui, gli stipendi del personale e la spesa sanitaria». 

Il report verrà inviato alla deputazione nazionale eletta in Sicilia, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a quello del Senato Pietro Grasso, al sottosegretario Davide Faraone e ai rappresentanti siciliani nelle istituzioni centrali. «Si adoperino senza alibi anche i parlamentari nazionali, facciano lobby a Roma, per raggiungere una intesa con il governo nazionale sul livello appropriato delle risorse di cui deve disporre la Regione, attraverso una modifica delle norme di attuazione dello Statuto in materia tributaria, per adeguarle all’ordinamento nazionale, limitando l’erosione di Irpef, Ires e Iva sulle entrate regionali». 


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