Tagli per sommi capi a quattro grandi macroaree e rinvio, presumibilmente, alle variazioni di bilancio per riequilibrare i sacrifici chiesti in prima battuta. La bozza di bilancio per l’esercizio finanziario 2020 approdata ieri mattina a Palazzo dei Normanni è una prima stesura sulla quale in molti si dicono già pronti a fare battaglia. Si tratta della prima manovra economica dopo la scure della Corte dei Conti, il cui effetto, insieme all’accordo siglato a Roma lo scorso dicembre per ottenere la dilazione del disavanzo in dieci anni, è quello di dover operare un taglio sulle spese da 282 milioni di euro. Cifre che, inevitabilmente, riducono all’osso le possibilità di manovra. Così, almeno al momento, la proposta che il governo guidato da Nello Musumeci ha inviato all’Assemblea regionale siciliana è quello di un taglio orizzontale a quattro grandi capitoli del bilancio: fondo per le autonomie, trasporto pubblico locale, precari in attesa di stabilizzazione e forestali.
Nell’ordine, la proposta del governo è quella di accantonare 205 milioni di euro dal fondo destinato ai Comuni, 42 milioni da quello destinato alla stabilizzazione dei precari, 11 milioni e mezzo dalle somme per i forestali e 23 milioni e mezzo dal trasporto pubblico locale. Accantonamenti indispensabili per tenere fede agli impegni presi, ma che potrebbero rientrare dalla finestra dopo la nuova parifica della Corte dei Conti prevista per giugno, attraverso le variazioni di bilancio che di norma vengono varate prima della pausa di ferragosto.
Il piano, almeno in linea di principio, è più o meno quello. Ma a dare il via libera alla proposta del governo dovrà essere la maggioranza dei 70 inquilini di sala d’Ercole e l’aria che si respira da quelle parti non è certo delle più serene. Pesa – e anche tanto – il vertice di domenica scorsa convocato dal commissario forzista Gianfranco Miccichè e andato in fumo per le assenze di Saverio Romano, Raffaele Lombardo e Stefano Candiani. Ma pesa anche il giro di valzer dei direttori generali dell’amministrazione regionale rispetto al quale Musumeci ha ascoltato le richieste di tutti, riservandosi però l’ultima parola.
Soprattutto, però, a incidere è l’ombra del rimpasto. Sembra che proprio nel weekend, in un altro incontro a porte chiuse che i ben informati sussurrano esserci stato tra il governatore, il leader degli autonomisti e il centrista Romano, sarebbe stata fissata la data di metà marzo per il nuovo esecutivo. Al momento si tratta però solo di voci, mentre il governatore resta in prima linea nelle operazioni di gestione di una eventuale emergenza da coronavirus. Anche l’Ars questa mattina, in commissione Sanità, ascolterà l’assessore Razza sullo stesso argomento per avere contezza delle modalità con cui si sta intervenendo. Insomma, al momento la priorità resta la salute dei siciliani. In attesa di guardare allo stato di salute dei conti pubblici nell’Isola.
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