Quella di oggi, nonostante la scossa di terremoto, avrebbe dovuto essere lultima puntata di una commedia che va avanti dallottobre dello scorso anno. Invece anche per oggi, a palazzo reale, sede dellassemblea regionale siciliana, è andata in scena lennesima fumata nera. Niente manovra economica. I lavori di sala dercole sono stati aggiornati a lunedì prossimo, alle 10 e trenta.
Bilancio Ars, altro rinvio a lunedì
Quella di oggi, nonostante la scossa di terremoto, avrebbe dovuto essere lultima puntata di una commedia che va avanti dallottobre dello scorso anno. Invece anche per oggi, a Palazzo Reale, sede dellAssemblea regionale siciliana, è andata in scena lennesima fumata nera. Niente manovra economica. I lavori di Sala dErcole sono stati aggiornati a lunedì prossimo, alle 10 e trenta.
Questa volta a bloccare tutto non sono stati i rilievi romani, ma le divisioni dAula. Laccordo, nel primo pomeriggio, in effetti, sembrava raggiunto. Cera da spalmare il taglio quasi orizzontale di 300 milio di di euro dalle spese correnti. Poi, però, a quanto si racconta, qualcuno ha fatto notare che i tagli, così comerano stati presentati, non erano tutti orizzontali: come al solito, cerano capitoli dove si tagliava di più e altri capitoli dove si tagliava meno. Poi altri piccoli e grandi problemi. A cominciare dagli Ato rifiuti. Insomma, laccordo è saltato. Tutto rinviato,come già accennato, a lunedì. Con i tempi tecnici per presentare sub-emendamenti.
Vediamo adesso di riepilogare. Sulla sanità siamo alla solita sceneggiata. Allappello mancano 350 milioni circa. A quanto pare cè laccordo con il governo Monti: i soldi verranno presi dal Fas, i Fondi per le aree sottoutilizzate destinate, in teoria, dalle risorse finanziarie destinate agli investimenti. Soldi che ormai – da Roma e dalla Sicilia – vengono assiomaticamente considerati come mera spesa corrente. In questo il Professore Monti è in perfetta sintonia con i passati governi presieduti da Berlusconi. Del resto, visto che la Sicilia non spende i fondi europei, perché si dovebbe preoccupare di trasformare in spesa corrente il Fas? Trenta e due ventotto, insomma.
Cera, poi, da ridurre le finte entrate. Argomento che abbiamo più volte segnalato nei giorni scorsi e stamattina. Nel bilancio approvato qualche settimana fa dall’Aula (mancava solo il voto finale) e poi precipitosamente ritirato, il governo – con la benedizione’ dellArs – aveva iscritto tra le entrate a valere sulla valorizzazione dei beni immobili della Regione 480 milioni di euro. Poiché si trattava di entrate immaginarie, il solito qualcuno (lufficio del commissario dello Stato? Roma? Entrambi, ammesso che ci sia differenza tra i primi due) ha fatto sapere che la manovra sarebbe stata bocciata. Da qui il già accennato ritiro dall’Aula della manovra di qualche settimana fa.
Come abbiamo scritto stamattina, dalla valorizzazione dei beni immobili entreranno (o quasi) solo 186 milioni di euro. In pratica, a denti stretti, il governo presieduto da Raffaele Lombardo deve trovare 300 milioni di euro di mancate entrate. Da dove? Dai tagli.
Qui comincia lavventura di oggi pomeriggio. Allinizio si dice: tagli orizzontali per tutti del 10 per cento. Poi, come già detto, si scopre che cè un po d ammuino. Si comincia a discutere. Ci saranno taglio del 10 per cento, tagli e del 5 per cento e tagli del 2,5 per cento.
Unaltra mezza turilla esplode sugli Ato rifiuti. E il problema che il governo Lombardo ha ereditato. Ma che, lungi dallessere stato affrontato, è stato fatto incancrenire. Che fare? Il tema non è facile. Tuttaltro. Si parla di proroghe delle anticipazioni. E si parla – ma sono solo indiscrezioni – di consentire agli stessi Ato rifiuti di prendersi i soldi dai Comuni. Solo che più della metà dei Comuni siciliani – proprio grazie alle gestioni disinvolte di acqua (ancora gestita dai privati) e rifiuti – è praticamente in bolletta.
Insomma, se i Comuni non hanno i soldi come pagheranno? Forse consentendo agli stessi Ato rifiuti di prendere una parte dei soldi che la Regione destina ai Comuni?
Ne riparliamo lunedì. Magari con la legge approvata tra le mani.