Alessandro Meli, pregiudicato 48enne, è l'uomo che in campagna elettorale ha fatto perdere la testa all'ora ex sindaco di Catania. «Mi dicono di tutto, pure che sono un fascista, ma le cose non stanno così». La sua versione dei fatti a MeridioNews
Bianco e la lite in piazza, parla il protagonista «Non l’ho provocato, ha cercato lui lo scontro»
«Un gruppetto di
provocatori a pochi metri da me ha iniziato ad INSULTARMI, senza alcun motivo, RIPETUTAMENTE e anche con gravi epiteti». A campagna elettorale ancora aperta, Enzo Bianco ha dedicato un post di poche ma durissime parole all’episodio di piazza Università che lo aveva visto protagonista meno di una settimana fa. In un video visualizzato su Facebook da migliaia di persone, l’ormai ex sindaco di Catania affrontava infuriato un uomo che, mentre veniva proiettata la semifinale di andata dei play off per la Serie B Siena-Catania, lo avrebbe in precedenza denigrato ad alta voce. Prima ad essere schernito sarebbe stato l’operato dell’allora primo cittadino, a partire dalla realizzazione della contestata fontana del Tondo Gioeni. Poi si sarebbe passati alle offese personali, secondo Bianco gravi a tal punto da rendere inevitabile la sua reazione fuori dalle righe: «Lei si caga sotto, lei mi ha insultato, mi fa schifo».
A rafforzare la tesi, un secondo video da piazza Università diffuso online dallo stesso ex sindaco. Vi si scorge per pochi secondi un uomo sulla cinquantina che urla delle offese in direzione di Bianco. Ma a raccontare cos’è accaduto prima di quella scena è Alessandro Meli, 48enne di Tremestieri Etneo che ha scelto di contattare MeridioNews per rendere pubblica la sua versione dei fatti. «In quel momento l’ex sindaco era già andato via dopo la lite e noi eravamo fuori controllo, riconosco che abbiamo esagerato con le parole ma quello è solo lo spezzone finale dell’accaduto», racconta a urne chiuse e nuovo sindaco eletto l’uomo, non del tutto nuovo alle cronache. Nel 2011 venne arrestato per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. In quegli anni Meli era uno dei gestori di un locale dell’allora piazza Spirito Santo, oggi piazza Turi Ferro, dove alcune donne secondo la polizia si «intrattenevano provocatoriamente ai tavoli occupati dagli avventori». In seguito avvenivano gli incontri a pagamento.
Da quella storia il 48enne è venuto fuori con una
condanna a quattro mesi. Storia vecchia. «Essere pregiudicato non significa che oggi non possa difendermi da tutto quello che mi sta piovendo addosso». Cioè? «Mi stanno dicendo di tutto, persino che sono un pericoloso fascista, ma io con la politica non ho mai avuto nulla a che fare, non voto nemmeno a Catania», risponde Meli. Per qualcuno la presunta simpatia per l’estrema destra del 48enne sarebbe scontata. Il video che inguaia Bianco, infatti, viene condiviso inizialmente da uno dei candidati di Forza Nuova in quota Lega al consiglio di quartiere. «Non lo conosco, ho visto il post e l’ho ringraziato perché in quel modo tutti possono vedere i fatti per come sono andati». Opposti a quelli evocati dall’ex sindaco.
«Lo devo a mia figlia, non sopporto i giudizi e gli insulti che mi stanno rivolgendo, voglio che tutti sappiano la verità – aggiunge Meli, che in piazza era in compagnia di un amico 63enne – Non abbiamo insultato la sua famiglia, né gli abbiamo sputato come scrive qualcuno, semmai era lui che lo faceva mentre ci urlava di tutto». Il 48enne prova a ribaltare la questione: «Perché sollevare questa farsa? Forse serviva a Bianco?» Domande che Meli si pone perché convinto che, in realtà, sia stato l’ex sindaco a cercare la bagarre. «Eravamo lontani e abbiamo solo commentato la fontana. Nessun insulto né volgarità, ma di colpo è arrivata vicino a noi la sua scorta». Gli uomini, subito dopo, si sarebbero scostati per lasciare campo libero al Bianco furioso. «Non lo abbiamo aggredito, è stato lui ad avere una reazione spropositata», ripete Meli. Pochi minuti e l’ex sindaco si allontana, lasciandosi alle spalle gli insulti dell’ex gestore di night club. Che a passare per provocatore o attaccabrighe non ci sta: «Di lui e della politica non mi importa, voglio solo che la smettano di dirmi di tutto».