Beni culturali, anno zero in gestione  Barreca: «Città e Regione fuori da circuiti»

Fuori dal sistema culturale. Come l’intera Regione. È Palermo «vittima del suo essere “potenzialmente qualcosa”», ma priva di «una rete pronta ad accogliere gli artisti». Non un’eccezione ma una regola in un’Isola che, nonostante l’immensità del patrimonio monumentale e culturale e nonostante le competenze degli operatori, si conferma «lontana anni luce» dai network artistici nazionali e internazionali. La bocciatura senza appello è della curatrice Laura Barreca, che, di ritorno da Prato dove ha rappresentato la Sicilia all’unico Forum dell’Arte contemporanea italiano, tenta di fare il punto della situazione sul sistema, trovando «nell’arretratezza delle logiche isolane» una delle possibili spiegazioni di questa esclusione.

A Castelbuono Barreca, cresciuta professionalmente all’estero, ha realizzato un piccolo miracolo. Il Museo civico del comune in provincia di Palermo che dirige oggi fa 40mila visitatori l’anno ed è aperto sia la mattina che il pomeriggio dal martedì alla domenica. Un’oasi felice, perché i beni culturali siciliani si confermano «fuori da ogni forma di contatto con il mondo culturale nazionale e internazionale». Alla kermesse di Prato, che definisce la «Leopolda dell’arte contemporanea», Barreca è stata l’unica rappresentante per la Sicilia.

«L’assenza della Sicilia a un evento di tale portata è sintomatico – racconta a MeridioNews -. Significa che le realtà museali siciliane non sono correlate in alcun modo con il sistema di operatori nazionali. Occorre fare un po’ di autocritica, la mancanza di considerazione per le nostre realtà in occasione delle manifestazioni nazionali mi sembra un ottimo punto dal quale partire».

La sua partecipazione al tavolo dedicato ai nuovi centri di produzione e sperimentazione trova le basi nel lavoro che svolge proprio a Castelbuono insieme a Valentina Bruschi e Angela Sottile. «A Castelbuono stiamo lavorando sul riposizionamento strategico e sulle relazioni con istituzioni, sia vicinissime che estere. Abbiamo un target che va ben oltre i confini territoriali, ma è il nostro territorio che stiamo rileggendo per costruirne una nuova identità attraverso una produzione di valenza scientifica. Ci muoviamo interagendo con il contesto sociale, culturale e politico».

La sede del Museo è il medievale castello dei Ventimiglia, un luogo storico ma non unico in Sicilia, l’isola che riesce a trasformare quelli che dovrebbero essere punti di forza in «simboli di pessima gestione». Perché manca «un sistema valido – continua Barreca -. Non abbiamo delle realtà in grado di autosostenersi, di instaurare forme di comunicazione tra enti pubblici e le tante realtà private. Le competenze ci sarebbero anche, manca però il respiro internazionale dei progetti che restano regionali o cittadini, pensati e fatti per il luogo in cui si trovano. Inutile ripetere che Palermo resta vittima del suo essere “potenzialmente qualcosa” e che per quanto gli artisti la trovino attraente non c’è una rete pronta ad accoglierli e, come l’intera regione, è fuori dal sistema culturale».

Invocando la legge Franceschini e l’apertura ai privati delle realtà culturali e monumentali, come molti colleghi anche Laura Barreca sostiene che «per un rilancio della produzione è necessario svincolare i siti dal pubblico e dare vita a una piattaforma condivisa che sarebbe vantaggiosa per le realtà territoriali, a cominciare dalle università – afferma -. A parte alcuni casi le università sono impermeabili al contemporaneo, le condizioni attuali vedono una futura generazione che non ha contezza di ciò che accade nel presente e non sarà in grado di raccontarlo. C’è una distanza incolmabile e inaccettabile» conclude.

Eugenia Nicolosi

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