L'anfiteatro romano, le Terme della Rotonda e quelle dell'Indirizzo: sono i tre monumenti inaccessibili dal 18 aprile al 15 maggio. Il motivo è, ancora una volta, l'appalto per pulizie e disinfestazioni. Che sarà aggiudicato alla fine di aprile e per il quale la cifra stanziata corrisponde a 0,12 centesimi al metro quadrato
Beni archeologici chiusi per 25 aprile e 1 maggio «Soltanto novemila euro per un anno di pulizie»
«Sono anni che facciamo le nozze coi fichi secchi e questi sono i risultati». L’anfiteatro romano, le Terme della Rotonda e quelle dell’Indirizzo rimarranno chiusi fino al 15 maggio. Colpa, ancora una volta, dell’appalto per le pulizie dei beni culturali e degli uffici dell’ex parco archeologico etneo. A definire il budget a disposizione di Orazio Micali, direttore del Museo regionale interdisciplinare di Catania, è stata l’ultima manovra finanziaria varata a Palazzo dei Normanni. «Le pulizie sono necessarie per aprire al pubblico. Volete sapere quanto abbiamo a disposizione per il bando? Novemila euro lordi per tutto l’anno. Per tutti i nostri beni, per ogni ufficio, per ciascuna disinfestazione», afferma Micali. A fare un breve calcolo, quella cifra si traduce in «un’azienda di pulizie che dovremo pagare 0,12 centesimi al metro quadrato». Numeri impietosi, ridotti del 60 per cento rispetto all’anno scorso, «quando per lo stesso tipo di lavori ci erano stati destinati 25mila euro».
La coperta di anno in anno si fa sempre più corta. E chi amministra i beni archeologici e museali in Sicilia deve farci i conti. «Le responsabilità sono evidentemente politiche – continua il direttore – La questione non è solo regionale, bisogna guardare anche ai livelli più alti. Da queste parti siamo tutti nelle stesse condizioni economiche». Il 27 aprile il Museo interdisciplinare controllerà le offerte arrivate online alla gara per il servizio di pulizia. Poi avverrà l’aggiudicazione dell’appalto ed entro il 2 maggio la ditta incaricata potrebbe cominciare il suo lavoro. «In via cautelare, però, abbiamo deciso di annunciare la chiusura fino al 15 maggio – sostiene Orazio Micali – Se per qualche motivo noi o l’azienda tardassimo sarebbe sconveniente saltare una scadenza. Se riusciremo ad aprire prima, mi auguro che per catanesi e turisti sarà una piacevole sorpresa».
Nell’attesa, però, in occasione del ponte tra il 25 aprile e l’1 maggio tre dei principali monumenti cittadini terranno i cancelli sbarrati. Come se non bastassero la festa della Liberazione e quella del Lavoro, per oggi è previsto l’approdo al porto di Catania di una delle più grandi navi da crociera del 2016. L’annuncio del sindaco Enzo Bianco dice che stamattina arriveranno in città, tutti insieme, 2260 turisti. «Chiaramente questa è una grossa variabile – afferma Micali – In occasioni simili, come durante le feste e nelle giornate organizzate dal Fondo ambiente italiano, noi riusciamo a lavorare molto bene. Noi non siamo la mostra di Chagall, noi non abbiamo quel tipo di attrattività: viviamo del rimbalzo di altri eventi, e stiamo tentando di invertire la tendenza». Cosa non semplice se perfino l’anfiteatro di piazza Stesicoro «diventa una discarica a cielo aperto per bottiglie di vetro. Se i cittadini non ci aiutano con il senso civico per noi è tutto più difficile, al di là dei novemila euro da farci bastare per tutto», conclude Orazio Micali.
«Il problema è più ampio della sola chiusura di questi giorni», interviene Adele Palazzo, segretaria del circolo del centro storico del Partito democratico. «Questa è un’occasione mancata – prosegue Palazzo – Tre siti così importanti, chiusi contemporaneamente, impongono una riflessione sul modo di gestire i beni culturali». Una questione vecchia e irrisolta, che riguarda la capacità non solo di coinvolgere i flussi turistici già esistenti ma anche di crearne di nuovi. «Le risorse sono poche, il personale va formato per fare cose nuove. Basta pensare all’esempio virtuoso dell’ex monastero dei Benedettini». In cui le visite guidate sono affidate dall’ateneo di Catania all’associazione Officine culturali. «Loro hanno avuto un approccio innovativo e il risultato è sotto gli occhi di tutti», commenta Palazzo. «So che chi gestisce i beni archeologici di Catania ha le mani nei capelli per le difficoltà che incontra, ma non possiamo permetterci scivoloni di questo tipo».