Dopo la notizia circolata sulla presenza di un microrganismo «killer» arriva la smentita dell'ospedale Garibaldi. L'11enne ricoverato nel nosocomio etneo non avrebbe contratto nessuna patologia dopo un bagno nella costa ionica. «Ma è in gravi condizioni», spiega il direttore Antonino Palermo. Sui social intanto scatta il panico
Batterio a mare, nessun allarme a Marina di Cottone «Il bagno non è la causa della malattia del bambino»
«Nessuna correlazione con il mare, il bambino è affetto da una malattia autoimmune». È secca la smentita a MeridioNews dell’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania sulla notizia circolata in queste ore sulle testate online LiveSicilia e Gazzettino online. La prima testata annunciava la presenza di un «batterio killer» a mare che avrebbe intaccato «diverse parti del corpo» di un bambino di undici anni, causandogli «una grave emorragia», dopo un bagno nella zona ionica di Marina di Cottone. Il secondo quotidiano precisava che si sarebbe trattato di «una reazione allergica – una presunta dermatite bollosa – che si è manifestata su tutto il corpo dopo un bagno», sottolineando che «non si ha piena certezza se la reazione allergica sia collegata con potenziali fattori di inquinamento». La notizia è rimbalzata velocemente sui social network con centinaia di condivisioni.
Condizioni non correlabili a patologia infettiva
«Il bambino si trova in gravi condizioni generali non correlabili a patologia infettiva», smentisce, tramite una nota ufficiale, il dottore Antonino Palermo, direttore dell’Unità operativa centrale di Pediatria del nosocomio di Nesima. Il presunto «batterio killer» per i camici bianchi non esisterebbe. Sui social intanto è prevalso il panico e l’allarmismo generale con numerosi commenti e post nei gruppi. «È allucinante che accada dopo un bagno a mare», scrive Carmelo. «Ho visto questo bimbo di presenza, vi chiedo una preghiera», gli fa eco Biagio.
In molti hanno correlato la presunta infezione con il recente sequestro del depuratore di Mascali per sversamenti a mare. Nell’inchiesta, coordinata dalla procura di Catania, sono finiti sotto indagine sette persone tra cui tre tecnici della Regione siciliana. Un binomio, quello tra il mare inquinato e le infezioni, che però, almeno in questo caso, non avrebbe nessuna attinenza con quanto successo al bambino ricoverato all’ospedale Garibaldi.