Si sa, Acitrezza è conosciuta da tanti grazie a “I Malavoglia” di Giovanni Verga, per l’Isola Lachea e i Faraglioni o per il film “La terra trema” di Luchino Visconti.
Purtroppo dietro questo antico velo di cultura e natura si nascondono insidie come quella del cemento sulle coste che ha invaso dagli anni cinquanta fino alla fine degli anni ottanta il litorale trezzoto.
Tuttavia ancora qualcosa si può salvare. Infatti, lunedì 10 ottobre hanno avuto inizio i lavori per la valorizzazione dei basalti colonnari del porto di Acitrezza proposti dall’associazione culturale Centro Studi Acitrezza nel 2001 in seguito ad una petizione di circa 800 firmatari tra turisti e trezzoti.
Un progetto di 160.000 Euro finanziato dalla Soprintendenza di Catania con i fondi ricavati dalle multe fatte per i lavori abusivi sulle coste siciliane che prevede la valorizzazione delle formazioni laviche all’interno del porto trezzoto e di un’altra area sottostante piazza Bambini del mondo a sud del Lungomare dei Ciclopi. I lavori che dovranno essere ultimati fra 6 mesi prevedono l’asportazione del cemento, la pulizia e l’illuminazione delle aree interessate, la recinzione e la segnaletica stradale.
Fiore all’occhiello del progetto è la nomina dell’area dove risiedono le formazioni laviche a patrimonio dell’umanità UNESCO.
Questi basalti colonnari sconosciuti alla stragrande maggioranza dei trezzoti e non, da circa 500.000-600.000 anni aspettano una riqualificazione che altrove già si ha da anni.
Infatti formazioni laviche di questo tipo si trovano, oltre che ad Acitrezza, soltanto in Irlanda del Nord con il cosiddetto “Selciato dei Giganti” di Antrim e in Scozia con la Grotta di Fingal.
La partenza del progetto ha visto diversi ostacoli. Se da un lato c’è chi ha visto il pericolo di non poter più alare le barche in quella zona protestando in maniera poco ortodossa, c’è da dire che gli Enti preposti sono venuti incontro alle esigenze delle persone coinvolte dallo svolgimento dei lavori.
Grazie all’amministrazione comunale, al CSA e alla disponibilità dei dirigenti della Soprintendenza si è riusciti ad ottenere un punto di incontro con coloro i quali alano le barche in quell’area proponendo una variante al progetto che rievocherebbe l’antico scalo de “I Malavoglia”, asportando il cemento, pavimentando con il basolato lavico l’area non interessata dai basalti colonnari dando la possibilità di rimettere le barche di legno al proprio posto.
Forse è arrivato il momento in cui la gente riesce a capire che bisogna valorizzare i tesori della propria terra? O forse ancora si è vittima dell’immobilismo creato da chi ha interessi politici ed economici?
Al termine dei lavori avremo la risposta.
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