Il momento più alto della loro avventura politica era stato la vittoria del sindaco di Acireale, oggi agli arresti. Quello più buio arriva mentre il deputato, tra i fondatori di Sicilia futura e con un filo diretto con Matteo Renzi, corre per le Politiche. In mezzo l'assalto al centrosinistra. «Ora devo decidere cosa fare», il suo commento
Barbagallo e D’Agostino, dalla scalata Pd alla caduta Politiche a rischio. Il deputato: «Cuore gonfio di dolore»
Di fatto, la loro scalata al centrosinistra era iniziata mettendo all’angolo proprio il Pd. Durante quell’estate di quasi quattro anni fa, quando Acireale si consegnò all’ingegnere descamisado di Aci Platani Roberto Barbagallo. Ed è già tutta qui la portata di quel momento politico, forse la vittoria più importante del centrista acese Nicola D’Agostino. Ancora più dell’esser diventato, negli anni, attore di rango regionale, deputato democristiano per natura ma con una vocazione smart sempre più sbandierata. Quando il suo telefonino si illumina, di recente sempre più spesso compare un nome: Matteo Renzi. C’è anche questo filo diretto dietro l’ultima discesa in campo di uno dei fondatori di Sicilia futura, la gamba demorenziana del centrosinistra siciliano guidata da Totò Cardinale.
D’Agostino a gennaio si candida alle politiche con il Pd nel collegio uninominale della sua città, ben sapendo che la strada verso un seggio era in salita. Oggi lo è di più, per motivi che nessuno si aspettava: l’arresto del sindaco di Acireale – già suo assistente e tutt’assieme amico e fedelissimo – lo tira comunque in ballo, malgrado l’onorevole ex Mpa e Udc non sia stato coinvolto nell’operazione Sibilla.
Davanti a lui, nella campagna per il parlamento che in fondo Roberto Barbagallo non ha mai condiviso appieno, c’è l’acerrimo rivale Basilio Catanoso, emblema della destra acese d’alto lignaggio. Il deputato di Forza Italia mal sopporta da sempre quei dc che la loro nobiltà politica la fanno discendere dal loro unico, «irraggiungibile», riferimento: Rino Nicolosi. Un uomo di quel mondo guiderà adesso il Comune, in attesa di capire che ne sarà di Barbagallo: il vicesindaco Nando Ardita.
Per gli avversari non c’è spazio per il fair play, anche davanti allo spalancarsi delle porte del carcere: «Quanto accaduto ci addolora per la città ma non ci meraviglia – scrivono in una nota della mattinata i forzisti di Acireale – ne viene fuori un quadro lontano da un atteggiamento di moralità che, invece, ogni amministratore dovrebbe tenere nello svolgimento del proprio mandato».
Al fianco di «Nicola», contro Catanoso, c’è invece quel centrosinistra con cui, soprattutto ad Acireale, recita da tempo un singolarissimo odi et amo. D’Agostino, nel 2014, squassa e svuota il Pd della città dei cento campanili, a Roma rappresentato da quel Fausto Raciti distante già solo per physique du rôle dall’inquieto politico centrista, un tempo anche luogotenente di Raffaele Lombardo. Il grimaldello è quel contenitore civico di cui l’onorevole è il regista e Barbagallo il frontman, CambiAmo Acireale. Che in piccolo ricalca persino le liturgie del renzismo: le primarie – dove si candida persino il vigile urbano Nicolò Urso, posto stamane ai domiciliari – i tavoli in stile Leopolda, l’attenzione alla comunicazione che, nella città nostalgica di scudi crociati e comizi fra i palazzi del barocco, diventa innovazione radicale.
Barbagallo vince il ballottaggio con il centrodestra, appannato dopo più di un decennio di governo con il primo cittadino, dc di destra, Nino Garozzo. Ai dem toccava leccarsi le ferite, mentre iniziava l’ascesa dei dagostiniani proprio dentro il loro spazio vitale. Approdo finale: sul palco con il premier Paolo Gentiloni, pochi giorni fa a Catania, nelle foto «di squadra» con Raciti e Luca Sammartino.
Nel 2015 D’Agostino esce dall’Udc all’Ars. Poco prima l’ex governatore Rosario Crocetta revoca l’incarico da assessore al suo alleato più importante sulla scena politica Catanese, Nico Torrisi. C’è pure la firma dell’ad della Sac, oltre a quella di «Nicola» e di Cardinale, sulla nascita di Sicilia futura. Fondamentale stampella del centrosinistra siciliano negli anni del crocettismo, ma anche la prima sponda del sottosegretario Davide Faraone quando Crocetta andava rottamato, impedendone la ricandidatura a presidente della Regione.
Nel frattempo, ad Acireale, Barbagallo governa «tagliando gli sprechi», difendendo su Rai 1 i dipendenti del Comune sotto inchiesta per assenteismo, spalando fango quando in città arrivano alluvioni e trombe d’aria. La stagione si è forse chiusa impattando contro il «camion dei gemellini» di cui il sindaco cercava il sostegno elettorale. Stagione che D’Agostino, anche nelle ore più buie, ricorda però come di «coraggioso buon governo e la lotta al malaffare». «Quel che sta accadendo, per i rapporti che mi legano al sindaco di Acireale, è un duro colpo per il sottoscritto – scrive D’Agostino – Io sono candidato e mi ritrovo nella necessità di decidere, con il cuore gonfio di dolore, cosa fare. Occorrerà che si agisca tutti con tempestività nel rispetto di familiari e amici, ma soprattutto della nostra città. Confido nell’operato della Magistratura – conclude il deputato rieletto all’Ars lo scorso novembre – Ѐ mia convinzione che Roberto Barbagallo possa dimostrare la sua linearità di condotta».