Il report della sede siciliana della banca d'italia parla di una regione in ginocchio.
Bankitalia, in Sicilia il credito si restringe ancora
IL REPORT DELLA SEDE SICILIANA DELLA BANCA D’ITALIA PARLA DI UNA REGIONE IN GINOCCHIO.
Continua in Sicilia l’andamento negativo del credito, “nonostante un atteggiamento meno pessimista da parte delle banche, infatti, calano i prestiti e i mutui ed aumentano le sofferenze bancarie”.
Parola della sede regionale della Banca d’Italia, che oggi ha presentato nel capoluogo siciliano, il tradizione report sullo stato dell’economia nell’Isola.
Durante il 2013 si è accentuata, quindi, la contrazione dei prestiti bancari (-1,8 per cento), un calo su cui ha influito certamente la debolezza della domanda, ma che resta meno pronunciato rispetto a quello del Mezzogiorno e alla media nazionale. A contrarsi sono stati sia i finanziamenti alle famiglie consumatrici (-1,3 per cento) sia quelli alle imprese (-2,6 per cento), risentendo, nel caso di quest’ultime dei modesti volumi di attività, e per le famiglie del basso livello dei consumi e del ristagno del mercato immobiliare.
Il report è un vero e proprio bollettino di guerra. Il credito, infatti, è solo uno dei tanti settori in coma. La premessa nello studio della Banca d’Italia è la seguente:
“Pil a picco in Sicilia per il sesto anno consecutivo. Secondo le stime di Prometeia, infatti, il calo nell’Isola nel 2013 raggiunge quota 2,5%, a fronte di una contrazione del 2,7% nel Mezzogiorno. ”Il dato fornito dall’Istat pochi giorni fa – ha spiegato Giuseppe Ciaccio, capo divisione Analisi e ricerca economica – parla di una perdita del Pil del 4 per cento al Sud. E’ possibile, quindi, che la stima di Prometeia debba essere rivista al ribasso”.
La flessione ha colpito tutti i settori, facendo sentire i suoi effetti maggiori nel settore delle costruzioni, che per l’ottavo anno consecutivo si è ridotto. Il valore aggiunto del settore è diminuito in termini reali dell’8,7 per cento, con una contrazione cumulata dal 2006 che supera il 40 per cento. Il numero di occupati è sceso del 9,6 per cento e le ore denunciate alle casse edili si sono ridotte del 18,3 per cento. Né il futuro appare roseo. Le aspettative del campione di imprese con almeno 10 addetti che hanno partecipato all’indagine di Bankitalia, infatti, restano negative. Colpa, in parte, della debolezza del mercato immobiliare, con le transazioni diminuite del 9,7 per cento (-27,4 per cento nel 2012). Un’inversione di tendenza, invece, si registra nel comparto delle opere pubbliche.
Secondo i dati del Cresme, infatti, il valore complessivo delle gare bandite è cresciuto del 31,2 per cento rispetto al 2012, nonostante il numero di bandi pubblicati si sia ridotto del 19,7 per cento. Segno meno anche nel settore dell’industria, dove secondo le stime Prometeia, il valore aggiunto è diminuito del 6,4 per cento in termini reali, dopo il calo complessivo del 24,5 per cento tra il 2007 e il 2012. Nell’Isola, poi, è proseguito il trend negativo degli investimenti (-9,9 per cento), su cui possono aver influito l’incertezza del quadro congiunturale e le tensioni sul mercato del credito. Non va meglio nel settore del commercio, che appare il comparto che soffre di più risentendo maggiormente del calo dei consumi. Il 50% delle imprese che hanno partecipato all’indagine della Banca d’Italia ha registrato una contrazione del fatturato nel 2013.
Segno assolutamente negativo per quanto riguarda l’occupazione. Oltre 73mila posti di lavoro in fumo in un anno in Sicilia. La flessione ha riguardato tutti i settori, anche se il calo più consistente ha investito l’edilizia (-9,6 per cento), seguita dai servizi (-4,5 per cento) e dall’industria (-2,9 per cento). A picco sia la componente maschile (-4,7 per cento) che quella femminile (-6,3 per cento), con una contrazione che ha riguardato soprattutto i giovani e le persone con un basso livello di istruzione.
Il tasso di occupazione, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni è sceso al 39,3 per cento, di quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente, ben al di sotto della media del Mezzogiorno (42 per cento) e dell’Italia (55,6 per cento). Il tasso di disoccupazione, spiegano dalla Banca d’Italia, raggiunge quota 21 per cento, in crescita di 2,4 punti percentuali, superiore rispetto al resto del sud e d’Italia (rispettivamente 19,7 per cento e 12,2 per cento). Un risultato che colloca l’Isola al terzo posto tra le regioni d’Italia. Ma che schizza in avanti se si considerano i giovani tra i 15 e i 34 anni, per i quali il tasso di disoccupazione si attesta al 38,3 per cento, oltre 15 punti percentuali sopra la media nazionale (23 per cento)La quota di giovani siciliani, nella stessa classe d’età che non lavorano, non studiano e non seguono un percorso di formazione (Neet) è pari al 42,7 per cento, a fronte di un dato nazionale pari al 27,3 per cento.