Banche: in Sicilia calano a picco i prestiti a famiglie e imprese

BANCARI. AL VIA ALLEANZA TRA FISAC-CGIL E FEDERCONSUMATORI. LO SCANDALO DELLE MEGA RETRIBUZIONI AI MANAGER, O PRESUNTI TALI, DEL SETTORE

Crediti a famiglie e imprese al minimo storico e pressioni crescenti da parte del management delle grandi aziende bancarie nazionali per collocare prodotti finanziari ad alto rischio.

E’ la fotografia del panorama bancario siciliano, scattata dalla segretaria generale di Fisac Cgil, Francesca Artista, al congresso regionale della categoria che è andato in scena all’hotel Dioscuri di Agrigento.

POCO CREDITO ALLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI – Diminuita nettamente la dinamica dei conti correnti, divenendo negativa mentre la liquidità delle imprese siciliana presso il sistema bancario è continuata a scemare. Dal dicembre 2011 al settembre 2013, in percentuale, i prestiti bancari verso le pubbliche amministrazioni in Sicilia si sono dimezzati, passando dal 12,7% al 6,7%. Nei confronti delle famiglie produttrici, nello stesso periodo, i prestiti sono passati dal 2,9% al -3,9% e nei confronti delle famiglie consumatrici dal 4,2% al -1,2%. Ma il dato più inquietante è che nei confronti delle piccole imprese si è passati dal 2,9% al -3,7% e nelle medie e grandi imprese dal 5,9% al -3,1%.

“E’ incontrovertibile – ha detto Artista – che si è verificata una pesante sottrazione di credito alle pubbliche amministrazioni, alle attività produttive ed alle famiglie in questa terra”.

Ad essere sempre più forti sono invece le pressioni dei gruppi bancari nazionali sui lavoratori per vendere prodotti finanziari ad alto rischio anche in regioni come la Sicilia dove non c’è una clientela adatta.

Da qui lo slogan del congresso: “Riprendiamoci le banche”. Che segna anche un nuovo patto tra bancari e Federconsumatori. E l’avvio dall’Isola di una campagna comune di sensibilizzazione sulla qualità dei prodotti, la responsabilità sociale delle banche, l’informazione corretta alla clientela per fare fronte comune sulla linea della difesa degli interessi delle parti sociali più esposte, nella crisi, ai danni che un credito senza qualità e senza assunzione di responsabilità da parte di chi decide (e non di chi è in prima linea come mero esecutore), comporta.

IL ‘FESTIVAL’ DEI PRODOTTI FINANZIARI AD ALTO RISCHIO –  “La MIFID (Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari) – ha detto Artista – è rispettata formalmente ma distorta concretamente e non certo per iniziativa spontanea dei lavoratori delle banche. Raccogliamo sempre più spesso la rabbia e l’impotenza di colleghe e colleghi stressati sino alla nevrosi dalla trivella delle pressioni commerciali e costretti alla profilatura ‘fantasiosa’ dell’anziano ottantenne come cliente tipo al quale proporre prodotti ad alto rischio di ultima generazione. Ed è a chi ha venduto quei prodotti che i clienti vengono a chiedere conto, non ai dirigenti, non al top management. E sono sempre i lavoratori che subiscono ripercussioni dall’azienda che non esita ad applicare severi provvedimenti disciplinari”.

In Sicilia dal 2002 al 2013 le banche con sede nella nostra Isola sono diminuite da 37 a 32, con una variazione che interessa sia le grandi banche (da 6 a 4) sia le banche di credito cooperativo (da 29 a 25).

LA RIDUZIONE DEGLI SPORTELLI – Gli sportelli operativi, nello stesso periodo, sono diminuiti da 1.685 a 1.665, ma gli sportelli delle banche con sede in Sicilia sono passati da 869 a 515, con una diminuzione di ben 354 unità.

“Ciò significa – ha detto Artista – che il radicamento e la vocazione territoriale del credito va scemando progressivamente ed in maniera allarmante”.

“Bancari non banchieri” è lo slogan usato per rimarcare le diseguaglianze abissali tra la categoria dei lavoratori ed il management.

I PAPERONI DEL CREDITO – In Italia (dati 2012) 109 banchieri hanno remunerazioni oltre un milione di euro (erano 96 nel 2011) e con una media di 1,646 milioni (1,651 nel 2012). Primeggiano i ruoli di vertice di Sanpaolo, Mediobanca, Unicredito. Il rapporto tra parte variabile e fissa di compensi è salita al 124% (dal 9% del 2011).

“L‘Unione europea cerca di mettere un tetto alle retribuzioni bancarie del top. Bisogna inserire con forza nello scontro con ABI sul rinnovo del contratto la denuncia dello scandalo dei compensi stellari ed offrirlo all’opinione pubblica”.


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