Scelto come scorcio personale da un boss della mafia e, prima ancora, da un famoso spot dei Baci Perugina che lo rese celebre, da oggi l’Arco azzurro potrà essere ammirato anche dalla terraferma e non più solo dalle imbarcazioni. Sindaco Cinque: «Finalmente la possibilità di vivere un luogo prima inaccessibile»
Bagheria, riapre l’Arco degli innamorati con vista mare «Finora la politica non aveva voluto disturbare i vicini»
«I Baci sono parole». Si concludeva con questa frase lo spot dei famosi cioccolatini della Perugina. Era il 1974 e la telecamera immortalava due giovani innamorati intenti a scambiarsi tenerezze in cima a un arco di rocce, divenuto da quel momento simbolo di tutte le coppie. Era l’Arco azzurro di Bagheria, affacciato sul mare di Mongerbino e che oggi riapre al pubblico. Anzi, è più corretto definirla un’apertura: è la prima volta infatti che si potrà accedere alla piattaforma, per vedere dalla terraferma il famoso arco degli innamorati. «Una terrazza sul mare», la definisce il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque. «Abbiamo indetto un avviso pubblico per permetterne la fruizione – spiega a MeridioNews – Ad aggiudicarsi la gestione del bene è stato un insieme di associazioni, che renderanno possibili le visite, pagando un ticket di 2 euro». Il sito infatti è stato recuperato dalle associazioni Natura e cultura, Sigea, Lipu, Asd Master e dalla cooperativa Lavoro e solidarietà, che hanno creato anche cinque pannelli didattici che raccontano la storia del luogo e la sua origine naturale, la flora e la fauna presenti.
«Oltre a tutto questo, verranno anche organizzate delle attività – aggiunge Cinque – alcune associazioni si occuperanno di yoga, pilates e ginnastica posturale. Insomma, ci sarà la possibilità di vivere un luogo che prima era impossibile da visitare». Prima di oggi, infatti, l’Arco azzurro si poteva ammirare solo dal mare a bordo di una barca. Questo, tuttavia, non ha impedito in passato a qualcuno di rubare quello scorcio talmente suggestivo, appropriandosi di una prospettiva dalla terraferma. Non resiste a questa tentazione nemmeno Nicola Prestifilippo, boss della famiglia mafiosa di Ciaculli, che nel 1983 fa costruire uno scheletro di cemento impadronendosi di quella vista. «In passato il Comune è riuscito a eliminare quell’ecomostro e a realizzare poi questa piattaforma – racconta il primo cittadino bagherese – Malgrado la realizzazione però non era stato mai possibile accedervi. Ci riusciamo adesso dopo tanti anni grazie al dialogo instaurato coi proprietari dei terreni limitrofi che ha permesso di realizzare una sorta di scambio di proprietà».
Per riappropriarsi di questo luogo di vanto, tuttavia, ci sono voluti molti anni. Dopo l’abbattimento dell’ecomostro e la realizzazione della piattaforma oggi accessibile tutto è rimasto come in stand by. A nulla è servita anche la scelta dell’Ispra di inserire l’Arco fra i siti archeologici a maggiore interesse nazionale. Né i pellegrinaggi di turisti e curiosi. «La verità è che il boss non era da solo – dice Cinque – Non c’era, cioè, solo l’ecomostro: quello ha fatto più clamore perché di un mafioso, ma nella zona ci sono altri immibili non in regola. Si è scelto in passato di non disturbare i vicini e quindi di non forzare la situazione. Finora, in pratica, la politica aveva scelto di tutelare l’interesse di pochi singoli piuttosto che permettere alla collettività di accedere a questo bene». Il sindaco non fa nemmeno mistero del fatto che per raggiungere il traguardo raggiunto oggi non sono mancate le difficoltà e l’ostruzionismo: «Alcuni componenti dell’opposizione ci hanno attaccati, secondo loro avremmo portato gli stranieri a casa degli altri. Ai vicini in pratica non ha mai fatto piacere che si desse la possibilità a tutti di accedere a questo bene».
Eppure, dal punto di vista burocratico rendere accessibile la piattaforma costruita dopo l’abbatimento dell’ecomostro voluto dal boss consisteva in una cosa piuttosto semplice. «Il problema è che qua le cose più semplici diventano più difficili se non c’è la volontà di volerle realizzare e di fare scelte che potrebbero trovare pochi consensi – continua il sindaco – Adesso però bisognerà verificare la situazione delle zone circostanti, siamo entro quei famosi 150 metri per cui prima del ’76 si poteva costruire in questa maniera, ma dopo no». Sembra delinearsi, quindi, l’ennesima lotta all’abusivismo edilizio che da subito ha contraddistinto il mandato di Patrizio Cinque. «È una questione di opportunità politica – insiste – Ma da oggi finalmente anche i bagheresi potranno godere di questo particolare scorcio dalla terraferma». E così, dopo i capricci di un boss e il set di una pubblicità, sembra arrivato il turno dei cittadini, dei turisti e soprattutto degli innamorati di tutto il mondo.