Bagheria, riapre l’Arco azzurro: affidato a cooperative «Simbolo dell’abusivismo tornerà icona della Sicilia»

Un bando per rendere finalmente fruibile l’Arco azzurro di Capo Mongerbino (Aspra – Bagheria). Reso famoso negli anni ‘60 come un’icona di San Valentino in una pubblicità dei Baci Perugina il ponte di roccia, letteralmente oscurato per anni da un ecomostro che ne impediva non solo la vista, ma persino l’accesso, adesso sarà restituito alla collettività grazie a un progetto del comune di Bagheria. L’avviso pubblico, disponibile da ieri sulla pagina web dell’amministrazione, prevede l’affidamento della gestione del belvedere sul ponte naturale per migliorare l’accessibilità e la riqualificazione del luogo dopo anni di abbandono e degrado. Un passaggio cruciale che mette la parola fine a un lungo periodo di soprusi e abusi edilizi che risalgono a più di 30 anni fa.

Nel 1981, infatti, sul belvedere antistante l’Arco azzurro, è stata realizzata una villetta da una società riconducibile al boss mafioso Mario Prestifilippo. Interamente abusiva, l’opera è stata subito bloccata dal Comune, ma ne è scaturita una battaglia legale che si è conclusa parecchi anni dopo. Nel 2007 il Comune è entrato finalmente in possesso del bene ma, solo nel 2011, grazie a un finanziamento della Regione, è stato possibile reperire i fondi per abbattimento dello scheletro ormai trentennale. Al suo posto, è rimasto uno spiazzo che ora l’amministrazione vuole affidare per tre anni a cooperative e associazioni di giovani per la valorizzazione l’area. Chi si aggiudicherà il bando, dovrà realizzare una scalinata e un’opera di recinzione in paletti di castagno.

Il progetto risale allo scorso anno, quando il Comune è entrato in possesso delle chiavi presentando alla soprintendenza dei Beni Culturali e ambientali di Palermo il piano per garantire l’accesso all’arco perugina. Dal momento dell’affidamento, sarà possibile in tutta sicurezza organizzare eventi e visite guidate, realizzando anche opere a basso impatto ambientale. Da allora, però, è trascorso un anno, e l’accesso al luogo è sempre complicato. L’Arco azzurro, dichiarato geosito di interesse nazionale dal ministero dell‘Ambiente, si trova in un fondo intercluso, per l’accesso il comune sfrutta una servitù di passaggio su fondi appartenenti a privati. Al sito si può accedere solo citofonando ai proprietari e chiedendo l’apertura del cancello. La settimana scorsa, il gruppo consiliare del Pd all’opposizione, assieme a volontari ed ecologisti, hanno occupato simbolicamente il ponte di pietra chiedendone la riapertura, esponendo lo striscione «Arco azzurro chiuso: sindaco apri i cancelli».

«La bella notizia è che il Comune dopo la nostra manifestazione si è svegliato – dice a MeridioNews il consigliere di Bagheria (Pd) Orazio Amenta – ma il problema rimane». Sull’unica via di accesso, inibita da un cancello, il Comune esercita un diritto di passaggio. Nel 2014 l’amministrazione con un atto – uno scambio di proprietà – ha ottenuto il passaggio da un altro lotto. Ora si accede da un cancello verde ma l’apertura è sempre vincolata al benestare dei proprietari. «Ci auguriamo che con questo bando le cose possano cambiare – prosegue -, ma la nostra richiesta rimane sempre la stessa: vogliamo che l’Arco azzurro si apra perché nel tempo è diventato un simbolo della lotta alla mafia e dell’abusivismo alla costa. Noi continueremo a vigilare, e ci occuperemo della discesa a mare di tutta la costa affinché vengano aperte».

L’Arco azzurro, purtroppo, non è l’unico caso isolato. A pochi distanza ce n’è un altro, poco conosciuto, ma non per questo meno affascinante. Ormai si può ammirare solo dal mare perché l’accesso è negato dalle costruzioni che nel corso degli anni sono spuntati senza sosta. «Quel luogo prima era facilmente accessibile attraverso un viottolo – aggiunge – poi è stato ostruito dalla cementificazione. La nostra costa è stata devastata, la Procura di Palermo sta imponendo alle amministrazioni di procedere con gli abbattimenti e le acquisizioni delle opere abusive, ma il Comune fino a oggi ha prodotto poco. A Bagheria – conclude – dovrebbero compiersi 650 demolizioni e sono 4500 le sanatorie edilizie in corso e non sappiamo come finiranno». 


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