Più si diffonde più viene sottovalutato: è il rischio maggiore connesso al gioco d’azzardo, ormai entrato tra le abitudini dei siciliani e delle siciliane. Fino a questo momento si possono contare sulla dita di una mano i Comuni isolani che hanno tentato di arginare il fenomeno. Adesso Bagheria potrebbe fare da apripista.
L’amministrazione comunale, retta dal sindaco penstallato Patrizio Cinque, ha preparato una bozza di delibera – da presentare al consiglio comunale – e che intende disciplinare gli «orari di esercizio dei giochi leciti ove è consentita la vincita di denaro installati in sale giochi, sale scommesse e in esercizi commerciali». Una proposta che guarda a delibere già adottate da altri Comuni italiani, ai quali spesso i tribunali amministrativi regionali hanno dato ragione dopo le inevitabili impugnazioni da parte dei gestori delle slot e delle sale scommesse.
«Sul fenomeno del gioco d’azzardo abbiamo chiesto anche i dati all’osservatorio dipendenze patologiche dell’Asp – spiega l’assessora alla Salute e alle Politiche sociali Maria Puleo -. I numeri ci confermano che i giocatori patologici sono in aumento. E poi c’è sicuramente molto sommerso, perché spesso le persone non lo riconoscono come disturbo, o credono di poterlo controllare». Proprio per sensibilizzare ulteriormente la cittadinanza il gioco d’azzardo sarà al centro di un convegno educativo dal titolo L’azzardo non è un gioco e che si svolgerà il prossimo 12 maggio presso la parrocchia del Carmelo, organizzato dalla fondazione Ss. Mamiliano e Rosalia con il patrocinio del Comune di Bagheria.
Alla presenza dell’arcivescovo Corrado Lorefice, interverranno tra gli altri il sociologo Maurizio Fiasco, da 20 anni in prima linea sul tema e consulente della consulta nazionale antiusura, e i due divulgatori Paolo Canova e Diego Rizzuto. Matematico il primo e fisico il secondo, da anni i due giovani studiosi svelano le regole, i piccoli segreti e le grandi verità che stanno dietro ai più comuni giochi: dalle reali possibilità di vincita dei Gratta&Vinci alle probabilità statistiche di azzeccare il 6 al Superenalotto, inferiori alla possibilità di essere colpito da un fulmine.
Un inganno matematico, ma anche linguistico. «L’azzardo viene chiamato anche gioco solo per addolcirne il senso» dice Vittorio Alfisi, presidente della fondazione antiusura SS. Mamiliano e Rosalia, voluta dalla chiesa locale come strumento operativo per la prevenzione del fenomeno dell’usura e per un sostegno alla lotta contro il racket. Una realtà che opera a Ballarò e che, pur con limitati mezzi a disposizione, si muove da anni per dialogare soprattutto con gli studenti e stimolare l’interesse su un tema preso troppo spesso sottogamba.
«La nostra esperienza ci conferma che l’azzardo è una delle principali cause di indebitamento» spiega Alfisi, che poi aggiunge un aneddoto personale e illuminante: «L’altra sera uscendo dalla parrocchia, qui all’Albergheria, ho incontrato una signora che generalmente chiede l’elemosina. Tra le mani aveva una cassetta con una miriade di Gratta&Vinci, che stava ricontrollando. Lei mi ha spiegato che non li compra ma li raccatta dalla spazzatura, perchè in molti li gettano senza neanche capire se hanno vinto, in modo compulsivo, credendo di aver già perso ai primi numeri o ai primi simboli già estratti e invece a volte sono persino biglietti vincenti».
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