Avvocatura si spacca dopo frase sessista del giudice «Linciaggio evitabile dopo 20 anni di onorato servizio»

Una lettera senza firmatari indirizzata al presidente del tribunale di Catania e del consiglio dell’ordine degli avvocati per manifestare «solidarietà e stima professionale e umana nei confronti del dottore Guido Oliva in relazione al linciaggio, certamente evitabile, cui è stato sottoposto». La vicenda riguarda la frase pronunciata, lo scorso 9 dicembre in un’aula di tribunale, dal giudice e rivolta all’avvocata 36enne Silvia Neri: «E allora scelga se fare l’avvocata o la mamma». È questa la risposta che si è sentita dare la professionista, durante un’udienza, di fronte alla richiesta sulla scaletta dei procedimenti da trattare

La protagonista aveva prima scritto un post su Facebook e poi raccontato l’episodio a questa testata inquadrandolo come «una mancanza di rispetto immotivata, al di là della frase in sé dallo squallido contenuto sessista». Un fatto che, qualche giorno dopo, è arrivato anche in parlamento dove la deputata pentastellata Vita Martinciglio lo ha definito un «fatto grave, una frase dallo squallido contenuto sessista che rappresenta l’ennesimo segnale di inciviltà che non può tollerarsi da nessuno, men che meno da un magistrato». 

Sull’episodio l’avvocatura catanese sembra essersi spaccata: da una c’è la quasi totalità dei legali che ha stigmatizzato la frase pronunciata dal magistrato, dall’altra c’è una minoranza che ha giustificato la risposta per tre ordini di motivi: il giudice è una brava persona, è oberato di lavoro, l’avvocata è stata troppo insistente quindi, tra le righe, se l’è meritato perché se l’è andata a cercare. 

L’intento dell’iniziativa di raccogliere le firme – oltre duecento in circa due ore – è «scongiurare il rischio che un singolo episodio, comunque da ricostruire nella sua esatta dinamica, possa pregiudicare quanto di positivo dimostrato dal giudice in oltre un ventennio di onorato servizio». Oliva viene descritto come un «uomo perbene e magistrato esemplare» che «con garbo e attenzione massima verso le ragioni e le necessità degli avvocati, donne o uomini che siano, ha sempre tentanto di contemperare le varie esigenze». In merito al fatto in sé gli avvocati dichiarano che «non si intende affatto esternare una presa di posizione […] Né, d’altra parte, si intende palesare alcuna contrapposizione interna all’avvocatura catanese – precisano – viceversa certamente coesa nel pretendere sempre e comunque il massimo e dovuto rispetto verso le proprie funzioni».

Il documento non riporta in calce, come di solito avviene, un primo firmatario e nemmeno un gruppo che ne riconosca la paternità. «Di proposito non abbiamo voluto metterli perché non c’è una mano, anzi la mano è la toga – spiega a MeridioNews l’avvocato Antonio Salvo – Più avvocati lo abbiamo predisposto di concerto perché non ci è sembrato logico e giusto il massacro mediatico, anche se la ragione della collega fosse vera. Il giudice Oliva – aggiunge – non può essere dipinto come un macho o un machista». 


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