L’attivista palermitano Luigi Spera è stato scarcerato. Per otto mesi è stato in regime di alta sicurezza con l’accusa di terrorismo

Luigi Spera è stato scarcerato. Il tribunale del Riesame di Palermo ha dato disposizioni per «l’immediata scarcerazione» per l’uomo, che è un vigile del fuoco, un attivista del centro sociale dell’Ex carcere di Palermo e un esponente del movimento indipendentista Antudo. Per otto mesi Spera è stato detenuto nel carcere di Alessandria, in Piemonte, in regime di alta sicurezza: era accusato di terrorismo, di detenzione di ordigno micidiale e di istigazione a delinquere finalizzata al compimento di attività terroristiche. La vicenda risale al 26 novembre 2022, quando – durante una manifestazione di protesta – Spera avrebbe lanciato due bottiglie di liquido infiammabile oltre il cancello della sede palermitana di Leonardo Spa, azienda partecipata al 33 per cento dallo Stato attiva nel settore aerospaziale, in quello della difesa e in quello della sicurezza. Le bottiglie incendiarie – le cosiddette Molotov – sarebbero arrivate nello spazio esterno del parcheggio, in un momento in cui era deserto, generando una fiammata durata pochi secondi. «Si è trattato di un’azione dimostrativa – aveva detto a MeridioNews l’avvocato Giorgio Bisagna, che lo difende – organizzata come segno di protesta dopo gli attacchi dell’offensiva turca ai danni del Kurdistan».

Lo scorso settembre la corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato di Spera, cosa che ha fatto cadere l’accusa di terrorismo. Sulla base di questo, il tribunale del Riesame di Palermo ha riesaminato la misura cautelare. Da qui la scarcerazione arrivata qualche giorno fa. Per Spera rimangono l’obbligo di firma e quello di dimora nel Comune di Palermo. «In assenza di prove e sulla base di un discutibile impianto indiziario – vergognosamente ripreso dai media come indubbia versione dei fatti – l’accusa di terrorismo fa ormai parte del repertorio con cui si intende stigmatizzare il conflitto sociale», dice in una nota il movimento Antudo. «La carcerazione di Luigi e le misure di polizia comminate ad altri due membri di Antudo – continua il movimento – costituiscono l’ennesimo segnale della drastica riduzione degli spazi del dissenso e della contestazione, il tentativo di intimidire chiunque manifesti la propria ostilità contro le guerre e le politiche dei governanti».


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