La macchina organizzativa tra Roma e Palermo lavora senza sosta. La convention, che prenderà il via sabato 28 febbraio, debutta non senza incontrare ostacoli. Tra i tanti ospiti presenti, c'è anche chi ha declinato l'invito. Come Fabrizio Ferrandelli: «Altro che tavoli... Non andrò perché dobbiamo smettere di parlare e iniziare a fare»
Attesa per la Leopolda in salsa sicula Sicilia 2.0 tra polemiche ed entusiasmi
Da sempre la Leoplda unisce e divide e, se la convention approda in una terra calda e irrequieta come la Sicilia, non si sa cosa aspettarsi. Lo si scoprirà sabato 28 febbraio e domenica 1 marzo, alle ex fabbriche Sardon di Palermo, dove stanno confluendo in centinaia per partecipare ai tavoli tematici previsti e dibattere su tematiche delicate come legalità, sanità, economia e lavoro, ecologia e comunicazione. In centinaia per dichiarare stima incondizionata al premier Matteo Renzi e al suo luogotenente in terra sicula: il sottosegretario Davide Faraone. Tutti per uno, uno per tutti sarebbe l’auspicio. Ma le cronache delle ultime quarantotto ore dimostrano che, se si tratta del Pd, l’unione è sempre e solo un miraggio.
Sicilia 2.0 si avvicina e i seicento civatiani nostrani, serrati i ranghi, compatti annunciano la secessione: confusi su dove andare, attendono di capire se unirsi a Sel o se fondare un nuovo soggetto indipendente. Va per la sua strada anche il sempre giovane Fabrizio Ferrandelli, che con il sottosegretario all’Istruzione ha avuto sempre una relazione complicata. «Altro che tavoli… Continuando così ce li tireranno addosso! Non andrò perché dobbiamo smettere di parlare e iniziare a fare – commenta -. Se non siamo in grado di guidare la Sicilia, se critichiamo il governo regionale e poi lo invitiamo a coordinare i tavoli, se facciamo contemporaneamente il governo e l’opposizione, allora dobbiamo smontare le tende, alzarci dalle poltrone, congedare assessori e gabinettisti e andare tutti a casa senza perder altro tempo». Affida questi e altri pensieri a un lungo post sul suo blog il deputato regionale, non volendo dire una parola in più ai giornalisti che lo incalzano.
Ma non sono solo i politici a storcere il naso in previsione della Leopolda siciliana. Lavoratori precari, quelli del call center Almaviva, si stanno organizzando per protestare. Si sono dati appuntamento davanti alle ex fabbriche Sardon per far sentire la loro voce. Già su Facebook circola un evento a cui aderire al grido: «Roviniamogli la festa come loro ci stanno rovinando la vita». Nel frattempo la macchina organizzativa della Leopolda sicula, coordinata in prima persona da Alberto Firenze, presidente dell’Ersu, marcia senza indugio ricevendo consensi dai più disparati soggetti politici, del panorama culturale e della cosiddetta società civile. Sotto l’occhio vigile del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio sfileranno in tanti: dal presidente della Regione Rosario Crocetta, compresa quasi tutta la sua giunta, a numerosi eurodeputati e parlamentari nazionali come Caterina Chinnici, Simona Bonafé, Gea Schirò, Tommaso Currò, Giuseppe Famiglietti, Pamela Orrù.
Presenti i rettori Roberto Lagalla e Giovanni Puglisi; tanti sindaci come la prima cittadina di Lampedusa Giusy Nicolini, e ancora scrittori come Davide Camarrone, Roberto Alajmo e Alessandro D’Avenia fino ad approdare al presidente Maurizio Zamparini. Tutti insieme, ma divisi in quaranta tavoli tematici. Al momento sono già ottanta interventi previsti dal palco, per snocciolare e affrontare le storture di questa Regione complicata. Di certo c’è che ormai il format lanciato da Renzi nel 2010 è collaudato: la passerella funziona alla grande. Ha sempre creato entusiasmo e ha fatto fiorire la speranza nei cuori di stanchi e astensionisti. A Firenze si parlava di bellezza e di futuro. A Palermo sarà un po’ più complicato.