«Cerchiamo di evitare i risentimenti per non cedere alla logica dei terroristi». Sono queste le parole scelte dal rettore dell’università degli Studi di Catania Giacomo Pignataro per commentare gli attentati terroristici che si sono verificati a Parigi venerdì 13 novembre. L’occasione colta da Pignataro «per cercare di capire tutti insieme quanto è accaduto» è il secondo incontro del laboratorio dell’ateneo catanese dal titolo Conoscere il mondo arabo-islamico. Un momento di riflessione che segue il minuto di silenzio osservato questa mattina – alle 12 – dagli studenti etnei. Con l’obiettivo di andare oltre i sentimenti di solidarietà e stimolare «un confronto serio attraverso la conoscenza e l’intelligenza che si devono usare all’università», conclude il rettore.
Il primo a prendere la parola è il lettore di madrelingua francese del dipartimento di scienze Umanistiche Jean Yves Le Leap. «Quest’anno la città di Parigi è stata colpita due volte dagli attacchi jihadisti. Vi assicuro che dopo i fatti di Charlie Hebdo nessuno se lo aspettava», inizia il suo intervento il docente. Che cerca di spiegare dove cercare le cause dell’attacco alla capitale francese. Un’origine che insisterebbe «su fenomeni sociali che covano dentro la Francia ormai da decenni», spiega Le Leap. Perché «nelle periferie parigine ci sono molti ragazzi di colore. Questi giovani sono figli o nipoti di immigrati, sono nati in Francia e sono francesi a tutti gli effetti ma – denuncia – vengono discriminati per il colore della loro pelle, per le loro origini e perché non hanno un lavoro».
Una frustrazione, quella di queste persone, sulla quale avrebbe fatto presa «lo Stato Islamico, attraverso Internet». Un rifugio, la Rete, che propone alle fasce emarginate «un fantomatico ricongiungimento con le radici che – continua Le Leap – porta queste persone ad andare in Siria, tornare quindi in Francia e rendersi protagonisti di episodi tragici come quelli di qualche giorno fa». «I media non fanno altro che parlare di repressione ma così si rischia di alimentare altro odio e altra emarginazione», conclude il lettore.
«La ghettizzazione dei musulmani non può giustificare un atto di viltà e orrore come quello che ha subito la capitale francese», replica il console onorario transalpino in Sicilia orientale Ferdinando Testoni Blasco. Che attacca: «Assistiamo da anni a scene di persone che ammazzano altre persone inneggiando al loro dio e questo è inaccettabile». E si rivolge direttamente agli studenti presenti: «Voi, che rappresentate il futuro, avete il compito di battervi affinché ciascuno sia libero di professare la propria religione». Alla conclusione di Testoni Blasco, segue la lettura della lettera scritta dalla studente catanese – attualmente in Erasmus a Parigi – Agrippina Alessandra Novella.
La studente racconta i motivi che l’hanno spinta a scegliere proprio Parigi per il suo periodo di studio all’estero e racconta che la sera degli attentati di qualche giorno fa si trovava a casa. «Penso che lo studio mi abbia salvata ma il mio pensiero, dopo le prime notizie, è andato a tutti gli amici che invece avevano deciso di uscire». Un’esperienza forte, vissuta in una città che Novella non si sente di abbandonare. «Non torno in Italia quando fuori regna il silenzio a causa degli spari nella notte, anche se non è facile farlo capire agli altri in questo momento», dichiara la studente.
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