La vertenza sugli asili nido comunali si arricchisce di una buona notizia per le famiglie dei bambini: grazie a un finanziamento regionale di 80mila euro, le tariffe dovrebbero essere rimodulate al ribasso. Significa che verrebbero aggiunti un’ottantina di posti a retta zero oppure, al massimo di 25 euro al mese. È la novità emersa dall’incontro che si è svolto oggi in Prefettura a cui hanno preso parte i sindacati confederali e l’amministrazione. Questo però al momento non cambia né il numero totale dei posti – che rimangono 360 – né, di conseguenza l’incidenza sull’impiego delle lavoratrici ausiliarie. Quasi sicuramente, dunque, si andrà avanti con il bando in scadenza il 21 gennaio che l’amministrazione giudica immodificabile.
Il regolamento sugli asili nido comunali, così come approvato nel dicembre del 2013 dal consiglio comunale, prevedeva cinque tariffe. Le più basse – per i redditi sotto i 12mila euro – erano di 55 euro per il tempo corto e 145 euro per quello lungo. Gli 80mila euro provenienti dalla Regione servirebbero ad abbattere questi costi. Probabilmente tornando ai livelli precedenti al piano di rientro, quando chi rientrava nella prima fascia di reddito pagava un massimo di 25 euro. Questo finanziamento dovrebbe derivare dalla partecipazione del Comune di Catania a un bando pubblico, emanato dall’assessorato regionale alla Famiglia nel mese di ottobre, che destinava una quota del Fondo per le politiche per la famiglia del 2011 a servizi socioeducativi della prima infanzia e chiuso 60 giorni dopo, a dicembre. Due i possibili ambiti d’intervento: o di tipo strutturale sugli edifici, o per ridurre le rette. L’amministrazione ha scelto la seconda via. Ma nella sua dichiarazione, al termine dell’incontro, Villari fa riferimento a una misura che sarà richiesta «nei prossimi giorni».
L’accesso ai fondi «certamente permetterà al Comune di avere rette più concorrenziali rispetto ai privati – afferma Gaetano Agliozzo, rappresentante Cgil presente al tavolo in Prefettura – ma per noi è ancora poco, soprattutto perché non cambia la situazione occupazionale. Non abbasseremo la guardia perché intendiamo tutelare i lavoratori». E in merito ai rapporti con Villari, ex segretario proprio della Cgil e ora assessore al Welfare, precisa: «Come organizzazione siamo compatti, lui è passato dall’altra parte ma è molto interessato al mantenimento del servizio e alla salvaguardia dei posti di lavoro. Con noi è sempre stato disponibile al dialogo, ma certamente i tempi della politica sono diversi da quelli del sindacato». Di tutt’altro avviso le rappresentanti dei sindacati di base, Confsal, Dicap e Cobas, che stamattina hanno effettuato un presidio sotto la Prefettura denunciando la mancanza di confronto da parte dell’amministrazione. Anche loro sono state ricevute in prefettura, ma in un secondo momento, nel pomeriggio.
Il bando comunale prevede la disponibilità di 360 posti – la metà di quelli annunciati all’indomani dell’approvazione del regolamento nel dicembre 2013 – e una riduzione della spesa del 59 per cento per il servizio ausiliario che provoca il ridimensionamento del numero di lavoratrici impiegate. Ma secondo l’assessore Villari, grazie alla potenziale riduzione delle rette «le famiglia saranno ancor più invogliate a iscrivere i loro figli. L’obiettivo che vogliamo raggiungere è di 500 bambini, 360 attraverso il bando comunale e 140 tramite i Pac (Piano di azione di coesione). L’aumento delle iscrizioni comporterà una crescita dell’occupazione con l’assorbimento dei lavoratori in esubero. Questi quattro mesi, insomma, serviranno per proseguire il servizio e mettere tutto a punto». Allo stato attuale sono una cinquantina a rischiare il posto di lavoro. L’auspicato allargamento a 500 posti, però, non prevederebbe una revisione del bando, ma include gli asili di caseggiato da finanziare con i fondi Pac.
«Dopo il confronto che faremo a tutto campo – conclude il titolare dell’assessorato – con il prossimo bando, tra quattro mesi, gli asili potranno offrire un servizio sempre più basato su qualità, rispetto delle regole, frequenza dei bambini e tutela dei livelli occupazionali».
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