Caccia, ambientalisti attaccano l’assessore Toni Scilla «Decreto last minute per sparare alle tortore a rischio»

«Da settimane facciamo gli appelli e invece di essere ascoltati, cosa accade? Che la Regione emana un decreto ad hoc per introdurre una specie a rischio tra quelle catturabili». Nonostante la particolarità dell’estate siciliana, per le associazioni ambientaliste quest’anno ricorda i precedenti. Perlomeno per quanto riguarda la caccia e le politiche adottate dal governo di Nello Musumeci. Da domani, infatti, entrerà in vigore il calendario venatorio, strumento a cui guardano con interesse i circa 27mila cacciatori autorizzati in Sicilia. «Gli incendi che hanno devastato la Sicilia, la siccità che ha messo in ginocchio non solo i raccolti ma anche la fauna selvatica non sono serviti a nulla – denuncia Ennio Bonfanti, del Wwf Sicilia -. Questo governo, come d’altronde non ha mai avuto timore a manifestare nel corso delle riunioni in assessorato, continua a ribadire di avere a cuore la caccia. Di volere essere paladino dei cacciatori».

A non andare giù agli ambientalisti, che hanno annunciato di fare ricorso al Tar, è la decisione dell’assessorato di anticipare la partenza della caccia, con la formula della cosiddetta pre-apertura che consentirà nella prima metà di settembre di imbracciare le doppiette, ma soprattutto la scelta di inserire la tortora selvatica tra le specie selvatiche. «Una scelta inspiegabile, se consideriamo che tanto l’Europa quanto il ministero hanno messo in guardia da questi prelievi venatori poiché si tratta di una specie a rischio», continua. Stando alle direttive diramate dall’assessore Toni Scilla, la quota di tortore che sarà possibile cacciare verrà ridotta ma non azzerata: dagli oltre seimila esemplari che annualmente vengono uccise si passerà a circa la metà. Con un massimo di dieci capi stagionali per cacciatore. «Restano numeri troppo alti e inaccettabili», ribadisce il referente del Wwf per la Sicilia. 

La strada per le associazioni, così come negli anni passati, è quella di ricorrere alla giustizia amministrativa. «I nostri legali stanno lavorando al ricorso, ma i tempi sono ridotti visto che l’assessorato ha pensato bene di emanare il decreto soltanto pochi giorni fa». L’auspicio per Bonfanti è quello di riuscire a ottenere i risultati raggiunti nel 2018 e nel 2020, quando il Tar prima e il Cga dopo hanno imposto alla Regione di rimaneggiare il calendario venatorio, stoppando le catture di singole specie o bloccando la pre-apertura. 

Chi, invece, è di tutt’altro avviso e soprattutto cerca di smontare la tesi di un governo regionale non imparziale è Federcaccia Sicilia. «Il decreto è arrivato alla fine perché si era in attesa del censimento fatto dall’Università di Palermo sul coniglio selvatico, non vedo la necessità di fare ricorso nel momento in cui i dati vengono raccolti da un ente come l’università – dichiara il presidente Giuseppe La Russa -. Per quanto riguarda la tortora, la commissione europea non vieta i prelievi ma invita il ministero e l’Ispra a prendere accorgimenti». Sugli incendi, la federazione che raccoglie i cacciatori non crede in una correlazione: «I roghi sono una piaga, ma ad andare a fuoco sono stati parchi, siti Natura 2000, oasi, luoghi già preclusi all’attività venatoria. Sono dispiaciuto davvero per questi danni ambientali, ma sono avvenuti in aree in cui non si caccia. Anzi – conclude La Russa – a nostra federazione ha aderito a un protocollo con la Regione per avvistare gli incendi nell’ottica di una prevenzione».


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