L'Ispra ha pubblicato l'ultimo rapporto sugli indicatori del clima in Italia. Il decennio che si è chiuso l'anno scorso è il più caldo dal 1961. Nell'isola si sono tuttavia registrate anche precipitazioni particolarmente violente che hanno trovato impreparati i territori
Cambiamenti climatici, nel 2020 nove eventi estremi Sicilia la regione con più giorni di siccità consecutivi
Violente piogge, alluvioni, forte vento, ma anche picchi di siccità e ondate di calore. Il contributo che la Sicilia ha dato alla raccolta degli eventi estremi verificatisi nel 2020 è ricco e variegato. La mappa è stata resa nota da Ispra in concomitanza con la presentazione del sedicesimo rapporto sugli indicatori del clima in Italia. Il lavoro – a cui hanno partecipato, per la Sicilia, gli esperti Luigi Neri e Giuseppe Puleo del Servizio informativo agrometeorologico e Luigi Pasotti per l’Autorità di Bacino – fa il punto sulle variazioni climatiche registrate nel nostro Paese negli ultimi decenni.
«Mentre a scala globale sulla terraferma il 2020 è stato l’anno più caldo della serie storica, con un’anomalia di +1,44°C rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990, in Italia è stato il quinto anno più caldo dal 1961, registrando un’anomalia media di +1,54°C», si legge nel rapporto. Per quanto riguarda la Sicilia, l’anomalia media della variazione termica si aggira intorno all’aumento di un grado centigrado. L’innalzamento delle temperature rispetto alla norma si è registrato in Italia per il 24esimo anno consecutivo, con il 2020 che ha chiuso il decennio (iniziato nel 2011) più caldo dal 1961. Stando ai rilevamenti nei singoli mesi, a eccezione di ottobre tutti gli altri hanno avuto una temperatura media nazionale superiore alla norma, con un picco a febbraio (2,88°C).
Lo scostamento si è registrato anche nel campo delle precipitazioni: il 2020 è stato caratterizzato da una riduzione delle piogge pari al 5 per cento, con febbraio e gennaio che sono risultati i mesi mediamente più secchi. Nelle Isole il mese con meno piogge è stato gennaio, quelli con il maggior numero di precipitazioni settembre e luglio. In Sicilia, togliendo l’area ionica del Catanese e del Siracusano,dove le piogge sono state superiori alla norma, nel resto del territorio ci sono state pesanti flessioni che hanno sfiorato anche l’80 per cento. In tema di siccità esiste un indice denominato Cdd (dall’inglese Consecutive Dry Days, ndr) in cui la Sicilia, insieme alla Sardegna, ha fatto registrare i valori più alti: fino a 90 giorni secchi consecutivi. Nel rapporto di Ispra viene sottolineato che, nel bimestre gennaio-febbraio 2020, la Sicilia ha avuto una precipitazione media regionale di appena 16 millimetri. Tornando a ritroso di un secolo non si trova un inizio di anno più asciutto.
Nel complesso sono nove gli eventi definiti estremi avvenuti sul suolo regionale l’anno scorso. Il primo sta nel già citato periodo di siccità che ha caratterizzato gennaio e febbraio. Poche settimane dopo, tra il 24 e il 26 marzo, è stata invece la volta di pioggia e vento nella fascia orientale dell’isola e nella zona a sud di Palermo. Le precipitazioni sono state così intense da causare allagamenti, frane ed esondazioni. A Linguaglossa, in quell’occasione, si registrarono 345 millimetri in 48 ore. Il terzo evento estremo, in ordine cronologico, chiama invece in causa le alte temperature: tra il 13 e 16 maggio, quando il calendario vorrebbe fosse ancora piena primavera, sul settore tirrenico dell’isola si sono registrate temperature record: 39,4 gradi nella stazione dell’osservatorio astronomico di Palermo, mentre a Patti (Messina) si sono toccati i 40,3 gradi.
Nel mese di luglio sono stati due gli eventi estremi verificatisi in Sicilia: il primo, il 15, ha colpito il Palermitano con l’alluvione che ha messo in ginocchio la città, con tante automobili rimaste intrappolate nei sottopassi allagati. Furono 87,8 i millimetri in un’ora registrati nella stazione di Palermo Uditore, mentre 134 in meno di tre ore. Intensità mai rilevate in precedenza. Quattro giorni dopo le piogge intense hanno colpito la parte opposta dell’isola: Vizzini (Catania) e Mazzarino (Caltanissetta) sono stati i centri dove si sono registrate le maggiori intensità. Rispettivamente 74 e 75,4 millimetri in un’ora. Risale ad agosto il sesto evento inserito nella mappa dell’Ispra, ancora una volta si tratta di piogge violente: a Castroreale, in provincia di Messina, l’8 agosto in 24 ore sono caduti 153 millimetri di pioggia, con intensità massima di 126 millimetri in un’ora e mezza. Anche in questa circostanza il fenomeno ha causato allagamenti, frane e danni a proprietà private e automobili.
La serie siciliana degli eventi estremi prosegue con il nubifragio nella zona sud di Catania e nell’entroterra della Sicilia che, il 14 settembre, ha fatto registrare 122,6 millimetri nella stazione di San Francesco La Rena. A novembre, tra il 28 e il 29, a Castiglione di Sicilia in 48 ore la pioggia ha raggiunto il picco di 375 millimetri, mentre nel Catanese una tromba d’aria ha causato danni nella zona dell’aeroporto. L’ultimo fenomeno di particolare intensità riguarda l’alluvione del Messinese, tra il 5 e il 6 dicembre. In quel caso, nell’arco di due giorni, in diverse zone dell’area nord-orientale dell’isola si sono superati i cento millimetri, con il massimo a Novara di Sicilia (409 millimetri).
E il 2021? Per ovvi motivi è ancora presto per dirlo, ma ciò che si sta registrando nelle ultime settimane, porta gli esperti a ipotizzare uno scenario nuovo rispetto agli ultimi anni, caratterizzato da temperature miti e piogge al Nord e ondate di caldo in Sicilia come non si vedevano da moltissimi anni. Le temperature elevate, negli ultimi giorni, sono state correlate anche ai tantissimi incendi che hanno colpito l’isola. Ad andare a fuoco sono state sia zone boschive che cittadine, come nel caso del rogo scoppiato a Catania. Tuttavia, da più parti è stato rimarcato, come all’origine dei roghi ci siano quasi sempre cause – dalla carente prevenzione alle strategie criminali adottate da chi può avere interessi a creare un’emergenza incendi e al contempo scoraggiare chi coltiva la terra – che hanno poco a che vedere con gli effetti dei mutamenti climatici.