Messina, cento milioni per eliminare le baraccopoli C’è già il sì del Senato al decreto del governo

Liberare Messina dalle baracche per tanti, troppi anni, è stato uno slogan utilizzato dai vari politici durante le campagne elettorali. E l’impressione che ha sempre avuto chi ancora oggi vive in alloggi fatiscenti è che proprio la volontà politica di eliminare un sicuro bacino di voti non ci sia mai stata. Mai fino a oggi. Il Governo, infatti, con un’improvvisa accelerazione, ha inserito un emendamento nel nuovo decreto Covid che prevede lo stanziamento di cento milioni di euro per l’eliminazione delle baracche cittadine, con la nomina di un commissario a titolo gratuito. E, dopo aver incassato il visto di conformità e di copertura finanziaria da parte della Ragioneria generale di Stato, il testo unificato della legge RisanaMessina questa mattina ha incassato il sì del Senato. La prossima settimana, il testo che accorpa le tre proposte presentate da Siracusano, D’Uva e Navarra sarà in discussione alla Camera, dove a febbraio sono state esposte le foto delle baraccopoli messinesi. Uno spaccato che puntava a c’è riflettere e far conoscere una vergogna che va cancellata.

Come indicato nel decreto, sarà la neo prefetta di Messina Cosima Di Stani ad avere i poteri speciali in qualità di commissaria per l’attuazione degli interventi di risanamento «al fine di attuare, in via d’urgenza, la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, il risanamento, la bonifica, la riqualificazione urbana e ambientale delle aree ove insistono le baraccopoli della città di Messina, anche in relazione all’emergenza epidemiologica da COVID-19, nonché di assicurare gli investimenti necessari per il ricollocamento abitativo delle persone ivi residenti». L’incarico, a titolo gratuito, è di dodici mesi e può essere prorogato o rinnovato non oltre il 31 dicembre 2023.

Non sarà quindi il sindaco Cateno De Luca ad avere i poteri speciali come era stato chiesto da Movimento cinque stelle e dal PD. Ma lo stesso primo cittadino dopo aver appreso la notizia si è detto disponibile fin da subito a lavorare a fianco del prefetto . Nel 2018 il sindaco messinese aveva intrapreso la sua personale crociata per eliminare definitivamente le baracche da Messina. Ha persino creato Arisme, un’agenzia che ha come scopo proprio la ricollocazione in alloggi degni di questo nome dei nuclei familiari che vivono ancora in baracca.

Come si legge sempre nel decreto che conferisce i poteri speciali alla prefetta Di Stani «la norma autorizza una spesa di 100milioni di euro, da ripartire per tre anni nella misura di 75 milioni per il 2021, 20 milioni per il 2022 e 5 milioni per il 2023, con corrispondente riduzione del Fondo sviluppo e coesione programmazione 2021-2027 di 150 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2021-2023, mediante riduzione del Fondo esigenze indifferibili per coprire gli oneri di funzionamento e di personale necessari all’attuazione degli interventi».

A battersi per questo obiettivo è stata da sempre Matilde Siracusano, deputata messinese di Forza Italia che parla di una «svolta che Messina attendeva da anni. Con Forza Italia al governo, il nostro lavoro degli ultimi anni sta per produrre risultati concreti per gli 8 mila messinesi che ancora oggi vivono in condizioni inaccettabili». A farle eco è Mara Carfagna, ministra per il Sud e la Coesione territoriale che sottolinea come «per mettere la parola fine alla trentennale e scandalosa vicenda delle baraccopoli di Messina serviva un atto di coraggiosa discontinuità normativa ed economica».
Definisce la questione delle baraccopoli di Messina «una ferita democratica di portata nazionale, sia per il numero di persone che interessa sia per la storica difficoltà della politica di affrontarla e risolverla».

Il deputato alla Camera Pietro Navarra ha riconosciuto alla ministra Carfagna «il merito di avere fatto seguire alle parole la concretezza dei fatti con un intervento del Governo, anche da me sollecitato da diversi mesi, a sostegno del risanamento delle aree degradate della città di Messina». E ai soldi stanziati dal decreto potranno aggiungersi gli ulteriori 100 milioni che il Comune potrebbe avere riconosciuti dal ministero delle Infrastrutture e trasporti avendo partecipato al bando Qualità dell’abitare voluto dalla ex Ministra Paola De Micheli le cui risorse complessive di 850 milioni sono state aumentate di ulteriori due miliardi previsti nel PNRR. «Il problema del risanamento delle aree degradate di Messina è diventato un problema nazionale grazie al lavoro dei parlamentari messinesi che con me hanno fatto squadra per dare risposte alla città».

«L’Ok del governo al testo di legge speciale è un successo per la città e per la politica dei fatti, non delle fazioni», commenta la deputata di Fratelli d’Italia, Ella Bucalo, co-firmataria della proposta di legge. Il deputato questore Francesco D’Uva, PortaVoce messinese del MoVimento 5 Stelle in un post su Facebook ha ribadito l’importanza della sinergia tra Istituzioni, che sta portando a questi risultati. Una sinergia che «non si deve fermare: ciascuno dei soggetti coinvolti deve continuare a dedicare il massimo sforzo alla questione»


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