Vaccino Covid, in Sicilia usate 5,3 per cento delle dosi Dai ritardi nell’avvio alla promessa di nuovo personale

Accelerare al massimo per abbandonare le zone basse della classifica sulle somministrazioni del vaccino in Italia. Ormai da qualche giorno gli occhi sono puntati non solo sul quotidiano bollettino dei contagi da Covid-19 ma anche sul portale telematico del ministero della Salute in cui viene aggiornato in tempo reale il conto delle vaccinazioni con una suddivisione su base regionale. Dal 30 dicembre 2020 ai primi giorni del nuovo anno sono state consegnate 469.950 dosi di cui 46.510 in Sicilia. Un numero, quest’ultimo, secondo soltanto alla fornitura fatta in Lombardia. Entrambe le regioni però annaspano nei bassi fondi. La Sicilia, fino alle 22.08 di ieri, aveva inoculato 2471 dosi, appena il 5,3 per cento di quelle arrivate. Peggio hanno fatto soltanto Calabria, Lombardia, Sardegna e il fanalino di coda Molise. Al primo posto c’è il Lazio che, in pochi giorni, è arrivato al 34,9 per cento di vaccini effettuati

In Sicilia la fase uno, come nel resto d’Italia, coinvolge al momento il personale e gli operatori sanitari oltre agli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali. Su quest’ultima categoria, su cui pesano anche le pratiche burocratiche per il consenso, secondo i dati del portale ministeriale, l’Isola è ferma ad appena 25 ospiti vaccinati. Nel Lazio, che guida la classifica generale, si è già superata quota quattromila punture. L’Isola sconta un ritardo che a conti fatti era ampiamente prevedibile, specie sul fronte del personale da impiegare per la campagna di vaccinazione. Sulla carta mancano circa mille persone, tra medici e infermieri, da inserire nelle squadre dedicate ai vaccini, ognuna di queste composta da figure specializzate compreso un amministrativo. L’assessore alla Salute Ruggero Razza ha già annunciato che quanto prima verranno assunte le figure necessarie per imprimere l’accelerazione attesa. 

In quasi tutte le province siciliane, spenti i riflettori del V-day all’ospedale Civico di Palermo, si è cominciato l’ultimo giorno del 2020 ma con poche decine dosi, giusto per dare un segnale. Tante realtà, però, hanno dovuto fare i conti con intoppi e problemi organizzativi. A Caltanissetta e Ragusa, per esempio, le prime somministrazioni del farmaco di Pfizer-BioNTech sono partite soltanto ieri, 48 ore dopo gli altri. Nella prima provincia l’approvvigionamento è stato di 1170 dosi, mentre a Ragusa ha toccato 5850 dosi. In quest’ultima provincia il calendario prevedeva di cominciare il 31 dicembre ma a mettersi di traverso è stato qualche problema in merito al mantenimento della catena del freddo. Le fiale viaggiano a temperatura prestabilite, oltre a essere conservate in appositi congelatori verticali. Quando il carico arriva nei centri di smistamento e viene effettuata l’apertura, la procedura prevede l’invio, tramite un apposito congegno, di un segnale alla ditta produttrice. La stessa che dispone delle verifiche sul rispetto dei requisiti e, una volta attestato, invia una comunicazione a livello locale. 

«A Ragusa c’è stato un problema di collegamento con Pfizer – confermano fonti ospedaliere a MeridioNews – tutto quello che era preparato è saltato e si è cominciato oggi (ieri per chi legge, ndr). Siamo partiti di mattina da Modica con 60 vaccini e Vittoria con 84, nel pomeriggio a Ragusa con 120». Nella provincia più a sud della Sicilia, dalla prossima settimana si dovrebbe partire anche con la campagna per le case di riposo. Nel territorio di Catania, per quanto riguarda il distretto di competenza dell’Azienda sanitaria provinciale, a ieri i vaccini somministrati erano quasi 400, con l’attivazione dei punti periferici di Militello e Bronte. Sabato è stato il primo giorno anche per Caltanissetta. All’ospedale Sant’Elia le prime 90 dosi somministrate. 

Ad Agrigento e provincia per entrare a regime bisognerà attendere il 10 gennaio. Giorno in cui dovrebbero essere messi in funzione due congelatori verticali acquistati dall’Azienda sanitaria provinciale dalle ditte Sintak e Sincronis. L’unico al momento funzionante è attivo a Sciacca. Intanto i primi vaccini sono cominciati, una volta scampato il pericolo – manifestato alla vigilia dell’arrivo delle dosi – di non avere un numero sufficiente di siringhe e aghi. Poi recuperati tramite canali interni.


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