Dalle 9 di questa mattina e fino alle 23.59 del 4 ottobre si potrà accedere al portale SiciliaPei e completare la procedura che porterà alla procedura a sportello. In ballo ci sono 125 milioni a fondo perduto. Possono partecipare soltanto le microimprese
BonuSicilia, da oggi si possono compilare le domande Sarà il primo stress test per la piattaforma del click day
Spid (rigorosamente di livello 2), firma digitale e poi lo spauracchio Durc. Sono alcune delle cose che dovranno trovarsi nella cassetta degli attrezzi dei piccoli imprenditori siciliani per provare ad accedere ai contributi a fondo perduto ribattezzati BonuSicilia. La misura è rivolta alle attività rimaste chiuse in primavera in seguito alle restrizioni imposte dal governo nella fase più calda del contenimento della pandemia di Covid-19. O comunque – nel caso del settore alberghiero – che, pur potendo continuare, hanno preferito chiudere. In tutto si parla di 125 milioni, messi sul piatto dalla Regione Siciliana con una riprogrammazione dei fondi europei. Riprogrammazione che risponde alle indicazioni provenienti dall’Ue, ma che attende comunque il via libera ufficiale da Bruxelles. L’avvertimento, in tal senso, è all’articolo 14 dell’avviso. «La Regione Siciliana – recita la clausola di salvaguardia – si riserva la facoltà, in qualsiasi fase del procedimento e per qualsiasi causa, compresa la mancata approvazione da parte della Commissione Europea della proposta di riprogrammazione, di annullare lo stesso (l’avviso, ndr) senza che ciò costituisca motivo di rivalsa a qualsiasi titolo da parte dei soggetti richiedenti».
Ma se intoppi non ce ne saranno, per le microimprese siciliane – cioè quelle con meno di dieci addetti e un fatturato annuo inferiore ai due milioni – ci sarà la possibilità di usufruire di una boccata d’ossigeno. Il contributo massimo a cui si può ambire è di 35mila euro, così diviso: una tantum di 5mila euro per le imprese costituite e avviate dopo il 31 dicembre 2018; una tantum di 6mila euro per quelle costituite e avviate prima del 1 gennaio 2019 e che, nell’anno di imposta 2018, si trovavano in regime fiscale forfettario; una tantum di 5mila euro più un importo pari al 40 per cento del fatturato medio di due mesi, calcolato sulla base del fatturato registrato nel 2018, per le imprese costituite e avviate prima del 1 gennaio 2019 e che, nell’anno di imposta 2018, si trovavano in regime fiscale ordinario.
Tuttavia, per avere i fondi non basterà avere i requisiti finanziari e tecnici. Le risorse, infatti, non sono per tutti e saranno gestite con quella che tecnicamente si chiama procedura a sportello, ma che negli anni passati è stata conosciuta (e disprezzata) con l’espressione click day. In sostanza chi prima arriva meglio alloggia, altrimenti si corre il rischio di non trovare posto né tantomeno soldi. Per inoltrare le istanze ci sarà tempo dalle 9 del 5 ottobre a un minimo prima della mezzanotte del 9, ma i termini saranno sospesi anche prima nel caso in cui si dovessero ricevere un numero di richieste pari al 120 per cento dell’importo messo a disposizione dalla Regione. La dotazione sarà gestita a livello provinciale con una ripartizione proporzionale alla popolazione che fa sì che alle imprese palermitane andranno oltre 31 milioni di euro, a quelle catanesi quasi 28 milioni, mentre a quelle con sede in provincia di Messina poco più di 15 milioni e mezzo. Importo più basso nell’Ennese, con una dotazione di circa quattro milioni.
Per l’invio ci sono ancora due settimane, ma già da questa mattina alle 9 si potrà compilare i documenti necessari a inoltrare la richiesta. I tempi, in questo caso, scadranno alle 23.59 del 4 ottobre. Tutta la procedura si svolgerà online sul portale SiciliaPei, messo online dalla Regione dagli scorsi giorni. Per quanto l’ordine di compilazione delle domande non influenzerà in alcun modo le possibilità di accesso ai contributi, quello di oggi potrà essere un primo test sulla capacità della piattaforma di reggere a un flusso in entrata che sicuramente sarà importante. Le esperienze degli anni scorsi – su tutti l’incredibile flop del Piano Giovani, durante il governo Crocetta – hanno infatti lasciato il segno, e con esso il timore di non riuscire ad accedere al sito. Ai tempi del Piano Giovani, la società a cui fu affidata la gestione informatica si difese parlando di un presunto attacco hacker che fece crollare la piattaforma. Nei mesi scorsi, invece, polemiche simili si sono registrate per la gestione delle pratiche riguardanti le richieste di cassa integrazione in deroga.