Messina, altri 26 milioni per chi vive nelle baracche Vicesindaco: «Entro il 2020 compreremo mille case»

Buone nuove sul fronte risanamento a Messina. A disposizione del Comune, per comprare nuovi alloggi da destinare alle famiglie che vivono in baracca, ci sono 26 milioni che arrivano in parte dalla legge 10 del 1990 e altri dal Pon Metro. A spiegare i dettagli oggi in conferenza stampa il vicesindaco Salvatore Mondello e l’assessora all’Innovazione Carlotta Previti. I primi 13 milioni arrivano dalla Regione «con un decreto già firmato e in attesa del visto della ragioneria» e saranno presentati in consiglio comunale dall’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone. Il rappresentante della giunta Musumeci ha promesso che verrà a Messina per l’occasione e per ribadire l’impegno nella crociata avviata ormai la scorsa estate dal sindaco Cateno De Luca

Con queste somme verranno avviate le operazioni di acquisto delle case che il Comune ha già individuato sul mercato con un primo bando, mentre le altre si cercherà di reperirle i restanti con un secondo. «Servono almeno 2400 alloggi, non reperibili tutti sul mercato, quindi si sta pianificando una serie di progetti che non prevedono nuovo consumo di suolo», sottolinea Mondello. Gli altri 13 milioni, spiega invece l’assessora Previti, arriveranno dalla «riprogrammazione degli assi 3 e 4 del Pon Metro, e sono destinati per acquisto di immobili destinati a edilizia residenziale pubblica». L’agenzia di Coesione per l’acquisto delle case impone però che gli immobili abbiano requisiti e certificazioni da parte dei periti. Una volta assegnati alle famiglie che vivono in baracca si dovrà avviare un percorso di inclusione sociale obbligatorio per il beneficiario

Chi avrà assegnato un alloggio dovrà essere accompagnato con un programma di integrazione e avviamento al lavoro. Inoltre i fondi che arrivano dal Pon Metro permettono all’amministrazione comunale di derogare alle graduatorie. «In questo modo potremo rispondere a determinate situazioni speciali – spiega Mondello – come gli abitanti delle case D’Arrigo di via Don Blasco. Parte di loro non avrebbe diritto all’assegnazione, perché non rientra nel censimento del 2002, ma sono case che dobbiamo buttare giù per permettere all’impresa di lavorare sulla strada, e per far sì che nessuno le occupi di nuovo». 

Il presidente di Arisme (l’agenzia creata proprio per il risanamento delle baracche, ndr) Marcello Scurria ha ribadito che l’obiettivo è «acquistare 500 alloggi entro il 2019. Entro giugno potremmo arrivare a 700 case e a mille entro il 2020». Per accorciare i tempi il nuovo bando prevede che il proprietario di un immobile che vuole venderlo al Comune lo proponga senza necessità di una perizia di un tecnico. Basterà in questa prima fase un’autocertificazione. Sarà il Comune a mandare un suo tecnico. A margine della conferenza stampa il vicesindaco Mondello, incalzato dai giornalisti, ha risposto anche sui proclami del primo cittadino che ad agosto aveva annunciato entro ottobre l’uscita dalle baracche di tutti i residenti ed entro fine anno la demolizioni delle casette. «Avevamo necessità di innescare un processo e i tempi erano dettati da questo – conclude -. Non è stato un demerito, ma un merito, perché dove sembrava che non succedesse nulla in realtà si lavorava sottotraccia».


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