L'industriale a processo a Caltanissetta sconterà la misura cautelare nella sua abitazione di Serradifalco. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame che ha accolto il ricorso dei suoi legali. «Per i giudici la pena non può sconfinare in trattamenti inumani», spiega la difesa
Montante lascia il carcere e va ai domiciliari A causa di uno stato di ansia e di depressione
Antonello Montante continuerà a scontare la misura cautelare agli arresti domiciliari e non più in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Caltanissetta, accogliendo il ricorso dei legali dell’ex numero uno di Confindustria, Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina. «Secondo i giudici – spiega Panepinto – la pena non può mai sconfinare in trattamenti inumani» e le condizioni di Montante, a cui è stato riscontrato uno stato di ansia e di depressione, giustificano il ritorno a casa.
L’industriale di Serradifalco è imputato per aver costruito un sistema finalizzato a raccogliere informazioni sui suoi rivali e sulle indagini a suo carico, oltre che per nascondere i rapporti passati con alcuni esponenti di Cosa Nostra. È accusato di corruzione, favoreggiamento, rivelazioni di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Recentemente la Cassazione ha invece riconosciuto che non gli va contestato il reato di associazione a delinquere, invitando il Tribunale ad addurre nuove motivazioni o a riformulare il capo d’accusa.
Nelle tredici pagine del provvedimento il Tribunale del riesame di Caltanissetta dispone per Montante gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico e il «divieto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con persone diverse dai conviventi e dai difensori che lo assistono». Per i giudici «non si può dimenticare la pericolosità già ravvisata nell’imputato», ma bisogna «tenere conto altresì dell’oggettivo affievolimento del pericolo di inquinamento probatorio conseguente alla scelta di definire il processo col rito abbreviato e dal presumibile attenuarsi della capacità a delinquere dell’imputato» sia «per la patologia depressiva che lo ha colpito», sia per «l’effetto deterrente» legato ai nove mesi di detenzione.
In attesa e mentre il processo va avanti, Montante lascerà dunque il carcere di Agrigento, dove era stato trasferito dopo un’iniziale detenzione a Caltanissetta. Su di lui sono state fatte due perizie: la prima aveva indicato la non compatibiltà col regime carcerario; la seconda collegiale aveva invece escluso l’incompatibilità. Dopo il ricorso della difesa, il Tribunale del Riesame ha riesaminato le due perizie per arrivare alla decisione finale. Nei mesi scorsi era stato autorizzato un intervento in regime detentivo per una patologia pregressa, operazione che però Montante non ha voluto eseguire. A questa si sarebbe sovrapposto un aggravamento dello stato di ansia e depressione.