La decisione è arrivata dal giudice per le indagini preliminari di Siracusa. Secondo la procura, l'allora primo cittadino Antonino Barbagallo, tra il 2011 e il 2012, avrebbe utilizzato dipendenti e mezzi comunali per scopi personali
Avola, 14 rinvii a giudizio tra cui l’ex sindaco Barbagallo Ex assessori e dipendenti accusati di peculato e truffa
Sono quattordici le persone rinviate a giudizio dal giudice per le indagini preliminari di Siracusa. Tra questi l’ex sindaco di Avola, Antonino Barbagallo ed ex assessori e dipendenti del Comune di Avola accusati di peculato e truffa. Secondo la procura l’ex primo cittadino Barbagallo, negli anni 2011 e 2012, avrebbe utilizzato dipendenti e mezzi comunali per eseguire dei lavori nella sua abitazione. L’ex sindaco, inoltre, come riportato dall’Ansa, è accusato di avere utilizzato l’auto blu per motivi personali e di avere dato contributi in denaro ai propri elettori, utilizzando fondi dei Servizi sociali.
Il gruppo capeggiato dall’ex sindaco avrebbe avuto come obiettivo soddisfare ambizioni personali grazie alla gestione di fondi pubblici. Gli investigatori avrebbero certificato che, in diverse occasioni, gli indagati sarebbero stati responsabili di atti pubblici, fatture e altra documentazione falsi. In altre circostanze, sarebbe stata accertata l’erogazione di finanziamenti in assenza di documenti giustificativi per coprire spese personali.
Riceviamo e pubblichiamo dall’ex assessore al Turismo del Comune di Avola, Simone Libro:
Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Siracusa all’udienza del 5 marzo 2019 ha pronunziato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente sentenza: dichiara non luogo a procedere nei confronti di Antonino Barbagallo e Francesca Puglisi in ordine al reato al capo h loro ascritto perché il fatto non sussiste. (Reato al capo h: Perché, in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, Puglisi quale capo di gabinetto del sindaco e Barbagallo quale sindaco del Comune di Avola, con abuso della rispettiva qualità e dei loro poteri, costringevano i dipendenti comunali a eseguire lavori presso l’abitazione del sindaco Barbagallo e di Puglisi, senza alcun corrispettivo, utilizzando mezzi e attrezzi del Comune).