Intervista al consulente scelto per cambiare la gestione degli aeroporti. «Il pubblico è seppellito dai debiti, solo i privati possono fare gli investimenti necessari». Sulla fusione delle società dice: «Così com'è, Trapani danneggerebbe i conti di Palermo»
Vito Riggio, l’esperto di Musumeci per le politiche aeree «In Sicilia socialismo reale, media biglietti non è cara»
«Dopo la privatizzazione dell’aeroporto di L’Avana, resta il socialismo reale solo negli aeroporti della Sicilia». Era l’estate del 2016 e Vito Riggio, allora presidente dell’Enac (l’ente nazionale aviazione civile) dopo una lunga carriera sindacale (nella Cisl) e politica (nella Dc e nel Ppi), commentava da par suo la notizia che arrivava da Cuba. Se persino i Castro avevano ceduto all’avvento di un privato nella gestione dello scalo più importante del Paese, rimaneva ancora più assurdo, secondo Riggio, che la Sicilia resistesse con le sue società di gestione a partecipazione pubblica. Due anni e mezzo dopo gli aeroporti siciliani non hanno cambiato guida, l’ex politico non è più presidente dell’Enac, ma da dieci giorni è stato nominato dal presidente della Regione Nello Musumeci consulente a titolo gratuito per le politiche del trasporto aereo. Nomina motivata dalle «note competenze acquisite da Riggio nel settore».
Riggio, la pensa ancora come due anni fa? Paragonerebbe la gestione delle società aeroportuali siciliani a quella del socialismo reale?
«Eccome. E non solo per le società aeroportuali, in Sicilia il socialismo reale rimane in molti settori. È tutto municipalizzato, ma il pubblico è seppellito dai debiti, non può essere questa la via giusta, soprattutto per la gestione di un aeroporto per cui invece ci sarebbe un grande mercato».
Vuole convincere Musumeci a privatizzare gli aeroporti?
«Questa è la mia personale tesi da sempre. Ma è notizia di questi giorni che Catania si muove in questa direzione. Fare un bando e vendere, questa è la strada più diretta».
La Sac (società di gestione di Catania) aveva avviato l’iter per la quotazione in Borsa, ma poi questo scenario è sfumato.
«La Borsa serve a stabilire un valore di mercato, se lo stabilisce un advisor è la stessa cosa. Quello che è certo è che, secondo le previsioni di Eurocontrol, entro il 2037 i passeggeri a Catania e Palermo raddoppieranno e gli enti pubblici non sono in grado di affrontare gli investimenti necessari. I Comuni sono al fallimento e le Camere di commercio hanno già i loro problemi a pagare le pensioni».
A Palermo il sindaco Leoluca Orlando non la pensa come lei e difende la gestione pubblica della Gesap dagli interessi dei privati.
«Resti pubblico se ci crede tanto, ma deve trovare i soldi per gli investimenti. L’alternativa è rimanere fermi, come si fa in generale in Sicilia sulle infrastrutture».
In realtà piuttosto che di privatizzazione, il presidente Musumeci parla per prima cosa di creare due grandi società di gestione, una per la Sicilia orientale con Catania e Comiso, l’altra in Sicilia occidentale con Palermo e Trapani. Come si procederà?
«Anche su questo Catania è già avanti, la Sac comprerà il 65 per cento di Soaco. La strada è ormai segnata e con un’unica società si potrà pianificare una strategia sui due scali. Su Trapani la situazione è più complessa, perché così com’è non è appetibile per nessuno. Acquisirlo in queste condizioni danneggerebbe i conti anche di Palermo. Si deve rianimare».
Tentativo portato avanti con il bando di comarketing che però è andato quasi deserto (arrivate offerte per due rotte su 15). Cosa va cambiato?
«Evidentemente quel bando non è conveniente per le compagnie. Ryanair ha lasciato Trapani dopo che ha trovato condizioni migliori a Palermo. Ennesima dimostrazione che farsi concorrenza a distanza di pochi chilometri è stupido. Se ci fosse un’unica società si potrebbero stringere accordi con le compagnie per differenziare l’offerta sui due scali. E Trapani potrebbe anche specializzarsi».
In che senso?
«Ad esempio potrebbe dedicarsi al cargo. Come ha fatto la Puglia che la lasciato due aeroporti per passeggeri, uno industriale e uno per la protezione civile»
Lo sa che se proponesse a Trapani di dedicarsi al cargo, vista la potenzialità turistica, scoppierebbe una rivoluzione?
«Non ne sarei così sicuro, nell’ottica di una riorganizzazione complessiva. Detto questo, a Trapani bisogna ripartire anche dalle infrastrutture di collegamento: serve finire l’autostrada e serve il treno di collegamento con lo scalo di Palermo».
Il governo regionale lavora anche ad alcune rotte sociali su Trapani e Comiso. Pensa sia la strada giusta per calmierare i prezzi dei biglietti?
«Guardi che i prezzi medi per volare da e per la Sicilia non sono così alti».
Chi deve viaggiare e fa i conti tutto l’anno con le spese, non sarebbe d’accordo. Persino il presidente Musumeci ha parlato di 540 euro per andare da Roma a Catania con Alitalia.
«Non si può affrontare questo discorso basandoci sui prezzi che troviamo oggi per l’indomani. Io credo che l’unico modo serio per abbassare i prezzi dei voli sia la libera concorrenza. Non credo nelle rotte sociali, tranne quelle per Lampedusa e Pantelleria, perché finirebbero per essere avvantaggiate solo poche rotte. Ma comunque il mio ruolo di consulenza non prevede che mi occupi di continuità territoriale, quindi su questo non decido io».
Ha già avuto modo di incontrare Musumeci per pianificare il lavoro da fare?
«Non ancora, ma so che a breve verrà istituita una cabina di regia in cui siederanno i rappresentanti degli aeroporti e qualche esperto».