Pd, lo scontro si sposta al gruppo parlamentare Sei deputati contro Piccione, Lupo in minoranza

Era nell’aria da mesi. La lotta fratricida in casa Pd non poteva, ovviamente, lasciare immune il gruppo parlamentare all’Assemblea regionale. Tra i corridoi del Palazzo, ultimamente, si faceva dell’ironia anche sull’ipotesi che in casa dem si facessero due alberi di Natale, sottolineando  tra il serio e il faceto quel divorzio in casa che sembrava ormai sancito. E non a caso, in trasparenza quel gelo in casa dem era arrivato anche a Sala d’Ercole, con un duro botta e risposta tra lo zingarettiano Anthony Barbagallo e il renziano Nello Dipasquale, durante la discussione generale sulle variazioni di bilancio.

Adesso, dopo una giornata di silenzio da parte dell’ufficio stampa di Davide Faraone, arriva una nota che riferisce la posizione di sei deputati dem sugli undici componenti del gruppo. E non è un caso che, in un pomeriggio in cui l’ufficio stampa del gruppo ha prodotto diversi comunicati sul dibattito d’Aula sulle variazioni di bilancio in discussione a Sala d’Ercole, la posizione politica dei sei venga diffusa dallo staff di Faraone. A fare da ago della bilancia, lasciando in minoranza il capogruppo Giuseppe Lupo, è Giovanni Cafeo, vicino a Fausto Raciti e Antonio Rubino. I restanti cinque deputati sono Luca Sammartino, Michele Catanzaro, Nello Dipasquale, Francesco De Domenico e Luisa Lantieri.

«Ci dispiace – dicono i sei – che Teresa Piccione abbia deciso di ritirare la propria candidatura alla segreteria regionale del Partito democratico perché non solo così facendo impedisce il normale confronto interno al partito stesso, ma anche perché a questa scelta ha deciso di accompagnare tutta una serie di insulti che feriscono l’intero Pd». 

«Nelle ultime settimane – aggiungono i deputati – Piccione, anziché favorire il dibattito, ha preferito alimentare le contrapposizioni in alcuni territori, permettendo lo svolgersi dei congressi provinciali nonostante non fosse possibile e a confermarlo è dovuta intervenire, fermandoli, la commissione nazionale di garanzia che, quindi, ha dato ragione al candidato alla segreteria regionale Davide Faraone. Teresa Piccione, dunque, invece di ritirarsi e tentare di cercare una sintesi ha preferito avvelenare i pozzi – continuano – forse quando si è resa conto che, mentre il consenso nei confronti di Faraone cresceva giorno dopo giorno, così non era nei suoi confronti e prevedendo una sonora sconfitta ha optato per le offese e le accuse infondate».

Per concludere la nota, i deputati aggiungono che «ritirarsi da una competizione di questo tipo è assolutamente legittimo, ma diventa scorretto quando lo si fa con l’unico obiettivo di denigrare l’avversario. Stigmatizziamo questo comportamento lesivo e dannoso per tutto il Partito democratico – concludono – perché non accettare il confronto, abbandonare il campo e, addirittura, tagliare il pallone, non risponde per niente ai principi base della politica cui facciamo riferimento». Insomma, suona a tutti gli effetti come una sconfessione per il capogruppo Giuseppe Lupo. Ma a Palazzo, tra i corridoi, qualcuno sorride. «Io non rilascio dichiarazioni – si sussurra -. Ma crede davvero che finisca così?».


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