«I soldi ci sono, è questione di scelte politiche». Il commissario del Comune trapanese non ha dubbi. Con lui le ruspe sono entrate in azione, grazie a finanziamenti ignorati dalle altre amministrazioni. E Musumeci pensa a sostituire i sindaci inadempienti
Abusivismo, i soldi per le demolizioni rimasti inutilizzati Modello Castelvetrano: in due mesi recuperati 3 milioni
Con quali soldi abbattere le case abusive – secondo la Cisl un edificio su due lo è – che deturpano la Sicilia? «Non abbiamo i fondi», è una delle motivazioni più ricorrenti dei sindaci che provano a spiegare come mai le ordinanze di demolizione, anche vecchie di decenni, non vengono applicate. Per rispondere a questa esigenza il governatore Nello Musumeci ha annunciato la volontà di creare un fondo di rotazione regionale. Fino ad ora, infatti, non esistono finanziamenti della Regione finalizzati alle demolizioni. Eppure le possibilità di reperire le risorse esistono.
La Cassa depositi e prestiti ha uno specifico fondo di rotazione a cui i Comuni possono attingere per abbattere gli immobili abusivi. Si tratta di anticipazioni che lo Stato garantisce alle amministrazioni che poi dovranno rifarsi sui proprietari abusivi. Una partita di giro, insomma. Se però i privati non pagheranno entro cinque anni, allora il ministero tratterrà queste somme dai fondi che lo Stato ogni anno trasferisce ai Comuni. L’unico prerequisito chiesto alle ammnistrazioni per attingere al fondo è che i bilanci dell’ultimo anno siano stati approvati.
Al momento la disponibilità del fondo di rotazione è di 50 milioni di euro, soldi che però rimangono nelle casse dello Stato perché ampiamente inutilizzati. Nel 2017, infatti, in tutta Italia solo nove milioni sono stati impegnati a favore di Comuni che ne hanno fatto richiesta. E di questi il 34 per cento – cioè poco più di tre milioni – è destinato in Sicilia, quasi interamente a Castelvetrano. Ma la cifra si abbassa notevolmente se si guarda alle cifre effettivamente erogate: nell’ultimo anno in tutta Italia solo 732mila euro. Il resto è impantanato nelle maglie della burocrazia e della giustizia amministrativa, i soldi rimangono congelati finché tutti i ricorsi e le pendenze non vengono risolti.
E ancora, c’è un altro ente mai usato dai Comuni Siciliani. Si chiama Comitato regionale per le demolizioni e permette, su richiesta degli enti locali, l’intervento del Genio militare nel caso in cui nessuna impresa risponde ai bandi di gara indetti dai Comuni per le demolizioni. Da quando si è insediato, nell’ottobre del 2016, non ha mai ricevuto richieste dall’Isola.
Il caso Castelvetrano è emblematico. Sciolto per il rischio di infiltrazioni mafiose nel giugno del 2017, fino a quel momento nessuna ordinanza di demolizione era stata eseguita, pur essendocene tantissime definitive ed esecutive. «Quando mi sono insediato – spiega a MeridioNews il commissario straordinario Salvatore Caccamo – ho fatto richiesta di finanziamento alla Cassa depositi e prestiti e in due mesi ho ottenuto circa tre milioni di euro, quanto chiesto per abbattere 170 abitazioni abusive». L’accordo quadro siglato con la ditta che si occuperà delle demolizioni, prevede al momento di buttare giù 85 immobili per una spesa di 1,3 milioni di euro. «Fino al mio arrivo nessuno aveva trovato le voci di finanziamento necessarie – continua Caccamo – eppure i soldi non solo era possibile recuperali, ma abbiamo anche applicato le sanzioni per le mancate demolizioni e abbiamo fatto pagare le indennità per l’occupazione indebita in tutti questi anni. In totale dovremmo incassare tre milioni di euro». A Castelvetrano sono andati oltre. «Abbiamo scovato altri 200 immobili sospetti che erano sfuggiti ai controlli e di cui stiamo verificando la posizione. Il tutto senza usare risorse extra, solo con una task force di dipendenti comunali. È un problema di scelte politiche, se i Comuni sono inottemperanti – conclude il commissario – servono poteri sostitutivi».
Stessa cosa successa a Licata. Qui l’ex sindaco Angelo Cambiano si è ritrovato con le somme destinate alle demolizioni stanziate dai precedenti commissari straordinari – Dario Cartabellotta e Maria Grazia Brandara – ed è andato avanti tra mille difficoltà. Oggi è tornato a fare l’insegnante nella sua città, ma da quando non ha più la scorta, gira armato e continua a ricevere insulti.
La figura del commissario con poteri sostitutivi è adesso al centro delle scelte del governatore Musumeci. Il dipartimento Urbanistica già l’anno scorso ha chiesto a tutti i 390 Comuni dell’isola di comunicare, attraverso la piattaforma del servizio Siab e con cadenza mensile, tutti gli immobili abusivi censiti sul proprio territorio. Al fine di creare una mappa completa dell’abusivismo in Sicilia, che al momento non esiste. A settembre 2017 aveva risposto solo il sei per cento dei Comuni. Nel 2018 la percentuale, stando ai dati forniti da Musumeci, è arrivata al 10 per cento. E tra questi non c’è Casteldaccia, teatro della strage di due giorni fa. Per capire i motivi di questo silenzio, nelle settimane scorse sono stati nominati 35 ispettori. Ma il governatore adesso annuncia l’istituzione di veri e propri commissari ad acta. Per provare a recuperare 40 anni di ritardi che hanno lasciato una lunga scia di morti.