«È una sentenza storica». Sono state queste le prime parole di commento del cronista dell'Agi e de La spia. Il 44enne, accusato di tentativo di violenza privata aggravata dal metodo mafioso è ritenuto un personaggio di rilievo del clan siracusano Bottaro-Attanasio
Minacce a Borrometi, condannato Francesco De Carolis Aveva mandato al giornalista file audio con intimidazioni
Aveva inviato un file audio con intimidazioni sulla chat privata di Facebook al giornalista Paolo Borrometi, oggi il tribunale di Siracusa ha condannato a due anni e otto mesi di reclusione Francesco De Carolis. Il 44enne, accusato di tentativo di violenza privata aggravata dal metodo mafioso nei confronti del cronista dell’Agi e del giornale online La spia, è ritenuto dai magistrati della direzione distrettuale antimafia «un personaggio di rilievo del clan siracusano Bottaro-Attanasio», già condannato con sentenza passata in giudicato per omicidio, mafia, estorsioni e droga. Le minacce a Borrometi sono arrivate dopo una serie di articoli sulle attività criminali del gruppo criminale con riferimento anche a Luciano De Carolis, fratello di Francesco.
Prima di riunirsi in camera di consiglio, i giudici hanno ascoltato la testimonianza dell’imputato, difeso dagli avvocati Sebastiano Troia e Matilde Lipari, che ha ammesso i fatti e si è dichiarato pentito. Il pubblico ministero Alessandro La Rosa aveva chiesto la condanna a tre anni e due mesi di reclusione. «È una sentenza storica: una condanna nei confronti di una persona che minaccia un giornalista, aggravata dal metodo mafioso. Io sono veramente felice». Questo il commento del giornalista all’Ansa subito dopo la sentenza.
«Un ringraziamento alle forze dell’ordine e alla magistratura che – ha aggiunto – sin dal giorno della mia denuncia, si sono messi al lavoro per scongiurare il peggio nelle intenzioni di De Carolis. È una liberazione. Io non sono un superuomo e ho tanta paura. Spero che a Siracusa, dove in pochissimi denunciano, comprendano che denunciare conviene. E poi per la prima volta il tribunale di Siracusa, sposando la tesi della procura e le mie paure, ha confermato che quelle minacce sono state fatte in nome e per conto del fratello, reggente fino a qualche giorno fa del clan siracusano Bottaro-Attanasio».