La bozza del piano di riorganizzazione degli ospedali dell'isola è da poche ore sui tavoli dei sindacati, dopo l'incontro tenuto due giorni fa con l'assessore Razza. Le novità coinvolgono anche l'ospedale San Marco di Catania
La nuova rete ospedaliera, governo incontra i sindacati Riaperture a Giarre e Barcellona e 800 nuovi posti letto
La nuova rete ospedaliera siciliana è pronta, e con alcune novità rilevanti. E nelle scorse ore è stata spedita ai sindacati per studiarla e suggerire osservazioni. Una materia incandescente, in cui spesso alle promesse non hanno fatto seguito i fatti. Lo sanno bene a Giarre e nell’ampio comprensorio ionico che da tre anni fa i conti con la chiusura del pronto soccorso, trasformato in Pta solo in teoria, col conseguente stato di collasso per le strutture di Acireale e Taormina, e la scia di morti che il comitato locale, che non ha mai mollato, ricorda a ogni occasione. Ed è per questo che nella cittadina ionica l‘annuncio di due giorni fa da parte di Nello Musumeci – «mi fa piacere confermare che dalla Regione Siciliana verrà prevista la re-istituzione del presidio ospedaliero di Giarre, con un proprio pronto soccorso» – è stato accolto con un tiepido entusiasmo, se non con diffidenza.
Eppure qualcosa sembrerebbe muoversi verso un cambiamento. Almeno stando alle anticipazioni che l’assessore alla Salute Ruggero Razza ha affidato ai sindacati nell’incontro che si è tenuto due sere fa a Palermo e in cui sono stati annunciati alcuni elementi di novità. Stando a quanto confermato a MeridioNews da più sigle sindacali, la nuova rete ospedaliera potrebbe contare su 800 posti letto in più. I cosiddetti «posti di riserva» di cui però negli ultimi due anni non c’è stata traccia. O meglio, le stime su questi posti extra si limitavano a numeri decisamente inferiori, che comunque non sono mai stati assegnati. Anche perché molto ruota attorno all’apertura a Catania del nuovo grande ospedale San Marco. E qui starebbe un’altra delle novità della rete ospedaliera che per la prima volta comprende anche il San Marco, assegnandogli 436 posti letto. Decisamente di più rispetto a quelli già messi in conto per il trasferimento nella nuova struttura di tutti i reparti del Santo Bambino, compreso di pronto soccorso ginecologico e pediatrico, e una parte residuale di quelli del Vittorio Emanuele.
Tra gli 800 posti letto in più dovrebbero esserci quelli in grado di garantire la riapertura non solo del presidio di base di Giarre, ma anche quello di Barcellona Pozzo di Gotto. Si tratta di due strutture che, sotto il governo Crocetta, sono state accorpate rispettivamente ad Acireale e Milazzo, in quell’esperimento dei cosiddetti ospedali riuniti che è sì servito per mantenere in vita le strutture sanitarie di Giarre e Barcellona, ma sostanzialmente trasformandole in scatole vuote. Nella bozza della nuova rete ospedaliera al vaglio dei sindacati, la cittadina ionica catanese e quella tirrenica messinese tornano a usufruire di ospedali indipendenti di base, dotati di pronto soccorso. Che così passano da 14 a 16 in tutta l’Isola. Dalla carta alla realtà, tuttavia, c’è ancora molta strada da fare. «Un pronto soccorso per funzionare ha bisogno di una serie di reparti alle spalle – spiega Riccardo Spampinato, del sindacato dei medici Cimo, presente all’incontro con Razza – al momento non sappiamo quali reparti e quale personale dovrebbero essere destinati a Giarre e Barcellona». Altro tema su cui la Cimo solleva l’attenzione è quello degli oltre 800 posti letto in più recuperati. «È possibile che negli ultimi due anni non abbiamo mai sentito parlare di questi posti? – continua Spampinato – Dove sono stati tenuti nascosti? E perché?».
La Cgil sottolinea invece l’assenza di novità sostanziali sulla medicina del territorio, e cioè prevenzione, funzionamento dei Pta (i Punti territoriali di assistenza che in molti territori sono scatole vuote), e ambulanze medicalizzate. «Su tutto questo – denuncia Gaetano Agliozzo – l’impianto presentatoci risulta identico o quasi a quello messo in piedi dall’esecutivo targato Crocetta, con la suddivisione in quattro bacini territoriali e con le stesse classificazioni dei vari ospedali». La nuova rete prevede inoltre una consistente sforbiciata delle unità operative complesse. «Niente tagli di reparti, ma solo di primariati – spiega la Cgil – un declassamento da strutture complesse a strutture semplici dipartimentali».
Perplessità che devono fare i conti con una scadenza precisa: il prossimo 30 giugno. Secondo il cronoprogramma della vecchia rete ospedaliera, infatti, si tratta di una tappa intermedia per l’ulteriore ridimensionamento di alcune unità operative complesse (oltre 20). Una tappa che per l’assessore potrebbe essere superata dalla nuova rete, ma il molti, dalle parti della commissione Sanità all’Ars, storcono il naso: «Se è vero che la nuova bozza di rete è ancora agli albori, passeranno mesi prima che possa essere approvata. Nel frattempo resta in vigore la rete sanitaria targata Gucciardi e Crocetta. E l’assessore deve rispettare il termine del 30 giugno per presentare a questa commissione la rimodulazione prevista dalla vecchia rete ospedaliera».
I sindacati sono stati convocati nuovamente per il prossimo martedì, in quella sede dovrebbero portare le loro osservazioni. Saranno giorni di studio intenso e di coinvolgimento dei rappresentanti territoriali. Sembrerebbe infine che la bozza nasca già da una fitta corrispondenza tra la Regione e il ministero della Salute, in modo da scongiurare successive bocciature da parte del governo nazionale.