Rimane sotto stretta osservazione dei medici e degli agenti di polizia G.S., la 41enne che ieri ha fatto bere candeggina alle sue bambine. Oggi si svolgerà l'autopsia. Rinviato il consiglio comunale, visto che il capogruppo del M5s è zio delle vittime. La tragedia riporta alla mente un altro episodio simile avvenuto nel 2010
Gela, la donna che ha ucciso le proprie figlie «Non sono pazza, l’ho fatto per il loro bene»
Piantonata in ospedale, medicata e tenuta sotto stretta osservazione dagli agenti della polizia. Alternando momenti di lucidità a richieste di lasciarla morire. Così appare G.S., la donna di 41 anni che ieri, intorno alle 12 e 30, ha ucciso nella sua abitazione – in pieno centro storico a Gela – le due figlie di nove anni e sette anni, tentando poi il suicidio. «Io non sono pazza, l’ho fatto per il loro bene», avrebbe continuato a ripetere agli infermieri e ai medici del reparto di Psichiatria dell’ospedale Vittorio Emanuele. Senza specificare quale motivo l’avrebbe spinta a togliere loro la vita.
La donna, che è accusata di aver fatto bere candeggina alle figlie e di averle soffocate con le mani, per poi tentare il suicidio, da ieri è piantonata da una pattuglia di carabinieri, mentre un’altra è arrivata pochi minuti fa, in attesa dell’autopsia sui due corpi fissata alle 15 e 30. Probabile che l’interrogatorio si svolgerà direttamente in ospedale, più verosimilmente domani, e non in carcere, visto che il più vicino – la casa circondariale di contrada Balate – non ha una sezione femminile e dunque andrebbe previsto un trasferimento ad Enna.
L’indagine è seguita dal procuratore di Gela Fernando Asaro e dalla pm Monia Di Marco. Già sentito il marito, che avrebbe parlato dei disagi della moglie, aggiungendo però di non aver mai temuto azioni del genere. Secondo le prime ricostruzioni, la 41enne avrebbe sofferto di depressione da quando il padre, diversi anni fa, si è suicidato per un presunto tumore gettandosi dal balcone. Al vaglio degli inquirenti, inoltre, ci sarebbe appunto il rapporto con il marito e nello specifico la gelosia che la donna avrebbe provato nei confronti del compagno e del legame che l’uomo aveva con le figlie.
I cadaveri delle due bambine sono stati portati via ieri pomeriggio dall’abitazione su una bara, coperte entrambe da un lenzuolo bianco. Tanti i curiosi accalcati lungo la strada, tanto da rendere necessario l’intervento della polizia municipale per smistare il traffico. A giungere in città anche numerosi giornalisti di varie testate nazionali. Rinviato pure il consiglio comunale previsto per questa mattina, in vicinanza al collega Vincenzo Giudice, capogruppo del M5s e zio delle vittime.
Questa sera, con inizio alle 19, alla chiesa Regina Pacis sarà celebrata una messa. «Pregheremo anche per la loro sfortunata famiglia», ha detto il parroco Angelo Strozzanti. In città, intanto, regna lo sgomento: ai bar e nei luoghi pubblici, nelle case e nelle sale d’attesa non si parla d’altro che della tragedia, che ha fatto tornare alla mente quella molto simile verificatasi il 23 aprile 2010 quando un’altra madre uccise i suoi due bambini, annegandoli nel mare di contrada Manfria, perché autistici. Anche lei poi cercò invano di suicidarsi.