Ponte sullo Stretto, cosa ne pensano i messinesi «Serve, ma qui le emergenze non finiranno mai»

Il Ponte sullo Stretto? Nessuno ci crede, ma nessuno dice no per principio. Nei giorni scorsi, mentre i Messinesi facevano la fila per riempire i bidoni dell’acqua, si è parlato anche della madre di tutte le opere. Merito, o colpa, dell’annuncio del premier Matteo Renzi: «Ora, prima di discutere del ponte, sistemiamo l’acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Investiamo due miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie. E poi faremo anche il ponte», ha affermato. 

Parole che non sono piaciute alla gran parte dei cittadini di Messina, divisi tra indifferenza e scetticismo. «Siamo in una situazione talmente critica che qui ci basta che soddisfino le necessità primarie», spiega un ragazzo che apprende da noi le parole del presidente del Consiglio. «È proprio una bufala, è inutile che fanno il ponte, poi l’acqua la portano con l’autobotte da fuori?», sottolinea un anziano. Mentre un 84enne napoletano, trasferitosi da giovane nella città dello Stretto, non ha dubbi: «Renzi dice che prima risolve le emergenze della Sicilia e poi fanno il ponte? Ma non risolve niente, perché qui c’è la mafia».

Prevale però l’idea che, in condizioni normali – con l’acqua dai rubinetti, le strade percorribili e non soggette a frane – il ponte serva. Soprattutto perché «porterebbe lavoro», sottolinea un dipendente comunale. Intanto lo Stato ha già pagato una penale di 300 milioni per non aver realizzato l’opera, bocciata – sembrava definitivamente – dal governo Monti. Un progetto faraonico dal costo di 4 miliardi di euro e, come ha denunciato la Direzione investigativa antimafia ormai dieci anni fa, a rischio infilitrazioni mafiose.


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