La prima giornata di voto per la legge di stabilità è stata archiviata senza troppe ansie, con il dibattito che si è inceppato solo in poche occasioni e solo sul secondo articolo, che riguarda l'ente commissariato dal '93, non si è riusciti ad andare avanti
Finanziaria: avanti piano, votati meno della metà degli articoli Avviata riforma personale regionale, si tenta di chiudere l’Espi
Finalmente l’Ars torna a riunirsi e si vota la legge di stabilità della Regione siciliana. «Andremo a oltranza», aveva promesso il presidente Gianfranco Miccichè martedì scorso, ultimo giorno in cui l’assemblea si è radunata. Così non è stato. E c’era da aspettarselo: la Finanziaria non è passata dalle commissioni e tanti sono stati gli emendamenti che hanno richiesto discussioni e spiegazioni da parte del governo. Alla fine della giornata sono stati approvati meno della metà degli articoli, non senza qualche strappo, come quello sull’articolo due, la cui discussione è stata rinviata. La giornata inizia in ogni caso in maniera letargica. Tante, forse, le sveglie a non suonare, fatto sta che alle 11, ora prevista per l’inizio dei lavori, la seduta è subito sospesa per le troppe assenze. Il secondo tentativo arriva un’ora dopo e questa volta va a buon fine, con sensazioni positive che arrivano dopo la veloce approvazione del primo articolo. A cui tuttavia seguirà una nuova sospensione.
Si passa al secondo, ma sorgono i primi problemi. Al centro del dibattito c’è la volontà della Regione di disfarsi definitivamente dell’Espi, l’Ente siciliano promozione industriale, un carrozzone commissariato dal 1993 e in liquidazione dal 1999, per cui viene chiesto da parte del governo di accantonare una somma – circa due milioni e 650mila euro – nell’eventualità di perdere un contenzioso aperto in cui l’ente è coinvolto, una questione relativa a un decesso, pare, a causa dell’amianto, di cui si attende pronunciamento, anche se la Regione appare fiduciosa sull’esito positivo. L’articolo viene messo da parte e si prosegue con i lavori, tornerà in discussione nel pomeriggio, subito dopo l’approvazione degli articoli tre e quattro, ma non c’è niente da fare. Alcuni deputati, in testa l’autonomista Roberto Di Mauro, non si lasciano convincere dalle spiegazioni fornite dall’assessore al Bilancio, Gaetano Armao, che ha presidiato l’intero svolgimento dei lavori, e chiedono lumi al liquidatore, che tuttavia non può riferire a causa di problemi di salute.
Superato anche lo scoglio della pausa pranzo si cerca di dare una scossa alla giornata. Si parla di personale pubblico, passa l’emendamento che di fatto dà il via alla riforma degli ordinamenti e dei sistemi di classificazione del personale della Regione, una mossa accolta con entusiasmo dai sindacati, che parlano di «risorse insufficienti», ma si accontentano del primo passo fatto, in luce anche di un accordo Stato-Regione piuttosto soffocante e prevedono «effetti positivi su tutti i siciliani» grazie a una Regione che dovrebbe essere più performante all’interno dei suoi uffici. Passa anche l’emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle per incrementare i controlli sugli enti a partecipazione regionale, proposto da Luigi Sunseri, lo stesso che proprio sulle partecipate aveva compiuto una lunga indagine. «Con il nostro emendamento di riscrittura, abbiamo previsto una misura sanzionatoria ai dipartimenti deputati al controllo degli inadempimenti degli enti controllati dalla Regione come enti, consorzi, istituti – dicono i pentastellati – con l’obiettivo di creare uno stimolo per l’attivazione di ogni forma di controllo. Come sappiamo infatti la Regione ha la possibilità di dichiararne la decadenza dei consigli di amministrazione laddove si accerti la mancata approvazione, nei termini di legge, dei documenti contabili».
La discussione prosegue passando dai Beni culturali e finendo ai Trasporti pubblici, con l’accorato appello del messinese Giuseppe Laccoto (Sicilia Futura), che chiede un intervento del governo per far fronte ai rincari nelle tratte verso le isole minori. Richiesta soddisfatta. Gli ingranaggi si inceppano quando si introduce il discorso Cas. La Finanziaria prevedeva infatti un anticipo di liquidità di dieci milioni di euro per il Consorzio autostrade siciliane. Una sorta di anomalia, come è stato fatto notare dai banchi dell’opposizione, con i deputati del Partito democratico, da Anthony Barbagallo a Nello Dipasquale, che hanno più volte espresso perplessità sulla possibilità che dietro alla concessione, così come scritta in Finanziaria, potesse celarsi un vero e proprio aiuto di Stato. «Si tratta di una norma che consentirebbe al Cas di avere la fluidità di cassa fino alla nuova gara per il servizio di tesoreria», la replica dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, che ha cercato di spiegare – senza successo – che tutto ciò non avrebbe avuto costi per la Regione. Alla fine a prevalere è stata l’opposizione, con la norma che è stata stralciata dal documento e la seduta sospesa poco dopo l’inizio della discussione del decimo dei 22 articoli della Finanziaria.